Lo
spettacolo era stato noioso. Il testo non era particolarmente originale, ma sarebbe
sembrato anche buono, se non fosse stato per l’interpretazione soporifera.
Anna
aveva dormicchiato per una mezzoretta, aveva sbadigliato a bocca piena per il
resto del tempo ed aveva consultato il cellulare al momento degli applausi
finali.
Nella
fila avanti alla sua c’erano alcuni conoscenti con cui sarebbe andata a cena.
Non che ne avesse voglia – a quell’ora e stanca com’era, sognava solo una tazza
di brodo bollente. Ma li seguì per i vicoli alla ricerca di una pizzeria, di
cui Lulù aveva detto: “Sta a due passi, ci ho mangiato la scorsa settimana, è
proprio un bel posto”.
Al
bel posto – un gradevole miscuglio di passato e presente – arrivarono mezzora
dopo e per un’altra mezzora aspettarono le pizze: buone, non eccelse.
Erano
le prime ore della domenica quando Anna prese un taxi.
La
notte era tiepida e trafficata. Tante scatole metalliche, l’una accanto all’altra,
quasi l’una dentro l’altra, sembravano uno strano fiume, che a tratti si
muoveva, poi si fermava, ondeggiava, si rifermava; un fiume percorso da tante
anguille, anch’esse metalliche, che provavano a sguizzare da un lato all’altro
della strada.
Le
facce, dietro i finestrini delle macchine, sembravano più depresse che allegre.
Anna
provò a immaginare il bisogno di altro che
li aveva spinti fuori casa. Si chiese quanto, per tanti di loro, il giusto bisogno
di far respirare la mente e il cuore fosse diventato finzione di un
divertimento inesistente.
Già
il termine divertimento la
infastidiva. Quando, da giovane, qualcuno le diceva: “Divertiti”, aggrottava le
sopracciglia: divertirsi, pensava, è uscire dal centro, e, invece, solo
trovandolo, il centro, e ancorandovisi, si può avere quel calore morbido e
fresco in cui scintilla la felicità.
Superata
la piazza grande, il traffico cominciò a scorrere. Tra poco sarebbe stata sotto
le coperte. Magari, con la stanchezza, se ne sarebbe andato anche il malumore.
(Che non era precisamente un malumore: ma, a quell'ora, era meglio rinserrarlo in quel termine e dormirci su).
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