Rientro a casa, dopo la spesa al
supermercato, che non sono ancora le cinque del pomeriggio. Fa freddo, è umido,
piove, tutto sembra impregnato di grigio: triste e stancante. Per le scale del
palazzo è tutto un susseguirsi di odori: brodi, zuppe, minestroni: la cena è
già in lenta lavorazione sul fuoco.
Mi commuove che tanti (quasi tutte donne,
immagino: e non saranno tutte famiglie felici e chissà quanti problemi ogni
appartamento contiene) siano uniti nel contrapporre all’inverno, in un giorno
qualsiasi di gennaio, un cibo caldo che faccia, della loro casa, un focolare:
un conforto che va al di là delle necessità alimentari.
E mi addolora pensare a chi non può farlo.
Che sia, per esempio, in ospedale. O su un mare, che conosce ormai troppe
lacrime.