domenica 28 giugno 2020

L'importanza di chiamarsi Ernesto (Saba)






Mi sono ingioiellata di Saba,
i suoi versi si sono chiusi in un anello
che il cuore custodirà come tesoro prezioso.

Giugno di tanti anni fa, diciamo dodici. Una delle tante visite in istituto. Eravamo nella zona pet therapy, gli ospiti, il direttore, alcuni educatori, una collega, alcuni ragazzi – di fronte a me V., cui, in cucina, a prendere il caffè, avevano fatto troppe domande e s’era ombrato, ma adesso sorrideva di nuovo. C’erano delle capre e mi venne naturale citare Saba*. L’idea del Parco cominciò, per me, così.

Giugno 2020. Inaugurazione del Giardino dei poeti. Ci si colma di gratitudine per tanta bellezza. Ragazzi e maestro giardiniere hanno riempito una delle aiuole (bellissimo nome con tutte le cinque vocali) di palloni caduti dal soprastante campo di calcio. E di nuovo mi viene naturale citare Saba**.

Ragazzina, Saba mi ha fatto innamorare di Trieste. Che avrebbe inciso anche in altro nella mia vita, non l’avrei mai immaginato.


*Ho parlato a una capra
Era sola sul prato, era legata.
Sazia d’erba, bagnata
alla pioggia, belava.
Quell’uguale belato era fraterno
al mio dolore. Ed io risposi, prima
per celia, poi perchè il dolore è eterno,
ha una voce e non varia.
Questa voce sentiva
gemere in una capra solitaria.
In una capra dal viso semita
sentiva querelarsi ogni altro male,
ogni altra vita.

**Il portiere caduto alla difesa
ultima vana, contro terra cela
la faccia, a non veder l’amara luce.
Il compagno in ginocchio che l’induce
con parole e con mano, a rilevarsi,
scopre pieni di lacrime i suoi occhi.

La folla - unita ebrezza - par trabocchi
nel campo. Intorno al vincitore stanno,
al suo collo si gettano i fratelli.
Pochi momenti come questo belli,
a quanti l’odio consuma e l’amore,
è dato, sotto il cielo, di vedere.

Presso la rete inviolata il portiere
- l’altro - è rimasto. Ma non la sua anima,
con la persona vi è rimasta sola.
La sua gioia si fa una capriola,
si fa baci che manda di lontano.
Della festa - egli dice - anch’io son parte.

sabato 27 giugno 2020

Nisida: il bel viaggio della poesia



Insegnassi ancora, non mi farei sfuggire il messaggio subliminale del ministero all’istruzione (volutamente in minuscolo), che, con le rime buccali, avrà voluto invitare alla poesia, magari con particolare attenzione (ritorno?) ritorno alle (quasi) origini stilnoviste.

E, così, dopo un bel po’ di racconti, dedicherei lungo tempo alla poesia. Mettendo a corolla l’Infinito, che, per me, è la più bella poesia di tutti i tempi e di tutti i paesi, e migliaia e migliaia di petali intorno: che, per fortuna, poesie grandi non mancano, neppure nel nostro tempo.



Oggi, a Nisida – madrina Angela Procaccini – s’inaugura un progetto maturato nel tempo: Il giardino dei poeti: una cava di pozzolana, “recuperata” dai ragazzi e arricchita dalle mattonelle da loro lavorate, diventata un quadro di Klimt e con un affaccio sul mare dedicato a Bonnefoy.  Trenta brani di poesie (per ora), di poeti laureati e alcune scritte negli ultimi decenni da ragazzi e ragazze dell’IPM, molte dedicate alle piante della flora mediterranea che rendono così verde e profumata l’isola.


Parafrasando Kavafis e la sua Itaca (la più bella poesia del ‘900?), e pensando anche ai tanti ragazzi/e che hanno iniziato un buon cammino, oggi non posso che recitarmi:
Nisida ti ha dato il bel viaggio/
senza di lei mai ti saresti messo
in viaggio…