venerdì 31 dicembre 2021

Auguri per l'anno che verrà

 


Mi sono sempre stati estranei i festeggiamenti di Capodanno, i rumori, i botti, il fragore di una felicità indossata. L’esagerata allegrezza per l’anno che verrà, da giovane mi dava angoscia; da più matura, la relegavo tra i tentativi, superstiziosi, di esorcizzare le paure del futuro: ché il futuro è sempre inatteso e può portare meraviglie, ma anche tragedie, sempre.

Al terzo anno di pandemia, il tono degli auguri in arrivo è inquieto: come lo sforzo di tirarsi su, di non farsi sommergere dallo scoramento.

La domanda di tutti, espressa o meno, è: a che punto è la notte? Quando la luce intravista già più volte in questi mesi si farà giorno pieno?

L’unico augurio che mi sentirei, oggi, di fare, a me stessa e agli altri è: resistere, resistere, resistere.

 

 

venerdì 24 dicembre 2021

La Pellarese: 'A cuddura

 


La Vigilia è il giorno in cui il paese tutto sa di olio fritto, aromatizzato di zucchero, di miele, di alici, di ricotta, di cavolfiore, di pomodori secchi. Ma, prima di impastare le crespelle, Cònsola andò a comprare ‘a cuddura. Perché Natale vuol dire petrali, ma anche cuddura. E, se nei petrali c’è la nostra agricoltura di un tempo, nella cuddura c’è un senso del sacro che, nell’esprimerla anch’essa, la trascende. ‘A cuddura – pensò Cònsola davanti al grande bancone di Paolo Malara – è come una culla che aspetta il Bambino, l’abbraccio caldo in cui i chicchi del grano falciato non muoiono, ma diventano vita. ‘A cuddura ha sapore di pane, ma di pane che si spezza nelle feste solenni, consolazione del dolore, allegria della festa: bocconi che nutrono gli occhi e l’anima, prima ancora che l’appetito.

Già il giorno prima, Cònsola aveva inviato alcuni auguri, personalizzando per ciascuno l’aggettivo, sereno, felice, lieto da affiancare al “buon Natale”. Le venne in mente che era stata una fatica inutile: l’unico augurio vero era: che per te (aggiungere il nome) sia Natale.