Per due anni consecutivi,
aveva passato buona parte del giorno del suo compleanno a rispondere agli
auguri su fb. Ne aveva ricavato un certo piacere, quasi una crescita di
autostima, insieme al fastidio di doversi compiacere di frasi augurali di
persone con cui non aveva mai avuto uno scambio neppure virtuale. Aveva, perciò
tolto la sua data di nascita dai social ed erano ormai tre anni che di auguri
ne riceveva pochi.
Alle sei del pomeriggio di quel sabato di luglio, stava a
cinque: marito, figlia, madre e due amiche. Agli auguri si erano uniti due
regali. Uno gliel’aveva fatto il mare: in una goletta dove non c’era anima
viva, all’alba aveva raccolto una quindicina di conchiglie, che, in un anno di
magra, erano già tante. L’altro era una deliziosa tazza di ceramica di artigianato
giapponese, con disegnata una deliziosa gattina rosa.
A tali festeggiamenti,
poteva aggiungere che, per pranzo, aveva comprato del buon pane di grano e buon
pesce e preparato un buon tiramisù all’ananas.
Ora, Anna se ne stava a
camminare lentamente sulla strada del mare di Lampadaspenta.
La chiamavano
così, per distinguerla dalla nazionale, ma, per lunghi tratti, il mare non si
vedeva proprio, sottratto allo sguardo dai villini che avevano rubato anche il
bagnasciuga, impendendo di camminare sulla spiaggia, e dalle reti da carcere
con cui alcuni avevano recintato il loro pezzo di proprietà.
Nonostante ogni bruttura
– compresa la puzza di fogna che accompagnava alcuni scarichi a mare, a pelo di
spiaggia – la via del mare restava un suo luogo dell’anima. C’erano ombra e
oleandri e gelsomini dai fiori grandi e odorosi. Ci passavano poche macchine e
poca gente – alcune signore che correvano, qualche ragazza in bicicletta, dei
ragazzini ancora bagnati, oltre al gruppetto di uomini di media età che
giocavano a carte sotto la grande mimosa – e Anna godeva la sensazione,
preziosa, d’essere davvero sola.
Non era stato un anno
facile, il suo ultimo. Non più difficile dei precedenti, forse. Ma l’aveva più
consapevolmente costretta ad un lungo allenamento di pazienza.
Ne derivava, almeno al
momento, un sottile senso di quiete operosa, di raccolta energia.
Pensò che era davvero un
bel compleanno.