domenica 28 maggio 2023

Tanti racconti di Vangelo

 

“Ritagliatevi un quarto d’ora di tempo, la sera, durante la pausa pranzo. E scrivete il vostro vangelo, raccontate la vostra esperienza, riassumete a memoria quello che vi è successo da quando avete incontrato il Dio di Gesù Cristo. (…) Raccontiamo il nostro vangelo, piccolo, fatto di minuzie, di emozioni, di scoperte, di luce, di pace. (…) proviamo a fare gli evangelisti, a raccontare anzitutto a noi stessi in che cosa è cambiata la nostra vita da quando lui, il Signore, l’ha abitata.

Mi piacerebbe che – riprendendo questo invito di Paolo Curtaz – ci fosse un fiorire di racconti d’anima e di carne di persone che abbiano sperimentato non la religione, la devozione, la morale et similia, ma la fede, e non in un Dio generico o nel Dio delle ipotesi filosofiche, ma in quello annunciato da Gesù Cristo.

Come mi piacerebbe che oltre a Scorzese, che ha annunciato un film su Gesù, altri artisti rispondessero all’invito del Papa di raccontare Cristo, ognuno con la propria sensibilità, creatività, fantasia e capacità tecnica.

Racconti,  narrazioni, film, opere d’arte in genere, che superino la banalità delle parole scialbe, delle omelie vuote, dei discorsi polverosi e restituiscano inquietudine e stupore e mettano il lettore/spettatore/fruitore davanti ad una domanda: E tu chi dici che Io sia?

 

mercoledì 24 maggio 2023

Intorno ad Eugenia Roccella (e a Nicola Lagioia)

 

Alcuni anni fa – non ricordo più quanti – andai a sentire un incontro, promosso da un gruppo di destra, con l’unico obiettivo di sentire Eugenia Roccella. Vergognandomi parecchio d’essere lì e rintanandomi in un angolo sotto un muro, per tentare di non entrare in nessuna foto fatta per l’occasione. Resistendo, però, fino alla fine perché, appunto, la mia voglia di sentirla parlare era molto alta. Quando concluse il suo intervento, l’avvicinai e le chiesi come facesse a “mescolarsi” con i personaggi che erano con lei sul palco: persone di cui nulla sapevo, ma che, chiaramente, erano di destra: più di destra estrema che di destra moderata. Lei rispose che non si poteva – ormai e purtroppo – che stare a destra visto che la sinistra, su certi temi, era del tutto sorda. I temi erano quelli che, nel tempo, sarebbero diventati l’appoggio all’utero in affitto e la piegatura del “gender” contro le donne.

Io non mi ritengo una persona di destra e, dell’attuale governo, temo molto la scarsa cultura, le approssimazioni, le incapacità di gestione che, molto probabilmente, ci faranno andare a sbattere sul PNNR. Ma, su molte idee riguardanti le donne e la maternità – compreso il “purtroppo” della ministra Roccella riferito al “diritto” all’aborto – sto molto più vicina a lei che ad alcune esponenti della sinistra. Anzi, ritengo che, su questi temi, una parte della sinistra tenda a scivolare “fuori” dall’umana realtà: porti non ad un accrescimento, ma un depauperamento dell’umano, che andrebbe, invece, salvaguardato, difeso, sostenuto.

Detto questo – col dispiacere di non essere mai stata al Salone del Libro, che ho sempre seguito da lontano con attenzione – non mi pare ci possano essere dubbi sul fatto che Nicola Lagioia ne abbia fatto un evento grande, che grande, si spera, continuerà ad essere.

giovedì 18 maggio 2023

Microstorie: L'ultima pagina di B.

 

 

Un pallido sole, dopo giorni di pioggia che le erano entrati nelle ossa. Ma il cuore restava una spugna che, a strizzarla, si sarebbe trasformato in un lago di lacrime. Un pensiero continuava ad arrovellarla: se Dio fosse onnipotente, se tutto ciò che accade (comprese le malattie atroci dei bambini, la fragilità senza rimedio dei vecchi) dipendesse dalla sua volontà, non sarebbe un essere mostruoso da cui scappare (ove mai fosse possibile) di gran lena, ma, se non fosse onnipotente, che Dio sarebbe? L’annoiava l’equivalenza Dio-Amore, non la capiva. Fosse stata almeno sola: il proprio dolore lo si può sopportare, quello che non si può reggere è il dolore di chi ami. Brunella si sentì stanca di cercare un senso. Aprì il computer e cominciò a digitare: “Sono vissuta di parole. Lette. Scritte. Dette. Pensate. Ora sopporto solo quelle lette. Mi fanno compagnia, ammortizzano i colpi della vita. Parlo poco. Non solo perché, da anziana, ho molte ragioni in meno di parlare, ma proprio non mi va neppure una chiacchiera con un’amica. (Amica? Ma ho amici, io?) Il pensiero, se fosse possibile, lo abolirei. Le parole pensate pesano in testa, opprimono la gola e il petto. Accrescono l’angoscia, la fatica dei giorni. Benedico quelle piccole attività in cui poter dimenticare il pensiero. Parole scritte non ne ho più. Non saprei che dire. Non sono mai stata creativa. Avrei forse potuto scriverlo, un romanzo, frasi giuste, misurate, ma mai sarei riuscita a inventare una trama decente. E ora, qualunque cosa scriva, mi sembra così banale, così vuota. E tutto mi appare un’inutile vanità. Alla fine, della vita non resta che la nuda esistenza.” Quando mise l’ultimo punto, Brunella si chiese se, quella, sarebbe stata la sua ultima pagina di diario. Oppure no.