Dieci cose che mi resteranno d'un anno scolastico ormai agli sgoccioli. In ordine sparso:
Uno. La difficoltà degli autori partecipanti al Laboratorio di Scrittura nell’affrontare
il tema della Costituzione: ovvero la consapevolezza della distanza che passa
tra lettera e spirito della Carta e quanto effettivamente vissuto dai ragazzi
di Nisida nei loro giovani anni.
Due. La reazione stizzita dei ragazzi alla
lettura, in classe, dei primi capitoli de La
paranza dei bambini, valutato come un testo che racconta la verità, ma non
dice niente di nuovo, anzi resta
sotto la loro esperienza. Quella entusiasta nei confronti di Pensami forte di Zita Dazzi, letto tutto
in un silenzio denso, di quelli in cui, letteralmente, non si sente volare una
mosca, con tante bocche socchiuse e occhi persi a inseguire lo scambio
epistolare tra Cosimo, ospite del Beccaria e Valentina, ragazza della periferia
milanese (ma alle ragazze non è piaciuto il finale: troppo aperto, non si sa se i due si incontrano, se si
fidanzano). E il gradimento collettivo per Non volevo diventare un boss di Salvatore Esposito: libro scelto
per il premio Morante-Nisida-Roberto
Dinacci, anche perché lui
interpreta Gomorra, ma, soprattutto,
perché è ben diverso da Genny Savastano.
Tre. L’allegria nel girare per le sale del Museo
Archeologico di Napoli, un luogo che nessuno dei ragazzi aveva mai pensato di
poter e voler visitare. Un giorno particolare, raccontato in un numero speciale
di Nisida News.
Quattro. I boccoli ben pettinati e il rossetto di
A., di solito piuttosto dimessa, alla sua prima uscita premio, all’Auditorium
della Rai per il premio Morante.
Cinque. La lettera di L. – che adesso sta in un
carcere per adulti – in risposta all’invio di La Carta e la vita. Le ragazze e i ragazzi di Nisida raccontano la
Costituzione.
Sei. I messaggi di affetto e di stima di alcuni
ragazzi già usciti da tempo oppure passati all’art.21 (la semilibertà), in
particolare quelli di A. e G. Un balsamo che cura molte ferite.
Sette. Gli scritti su salute e malattia raccolti per
l’incontro sul primo soccorso tenuto dal dottor Mario Guarino e da alcuni suoi
bravissimi collaboratori.
Otto. I frammenti di vita che i ragazzi rivelano
qui e là, in momenti di fiduciosa sincerità: precipizi nel dolore, abissi di
vertigine su colpe e limiti della nostra società.
Nove. Il senso di spossatezza all’uscita dalle
lezioni, che continua per ore nel pomeriggio. Perché trovare una relazione
significativa provando a innestare curiosità culturali prosciuga.
Dieci. La visione di un film del nostro Cineforum
interrotta, per me, da una telefonata del Miur: una grande soddisfazione, che
è, insieme, un grande impegno per il lavoro del prossimo anno.
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