Dall’inizio della storia ad ora non c’è mai stata una fase di libertà,
per le donne, paragonabile a questa. È un dato di evidenza assoluta: tutte a
scuola, moltissime al lavoro, tante in posti di responsabilità. La possibilità
di mettere in campo a 360 gradi le loro potenzialità mai così ampiamente vissuta
prima.
Ma quanta costrizione resta dietro tanta libertà?
Nell’ultimo decennio, o, meglio, da quando la convivenza è diventata un
fenomeno di massa, quante sono le donne che convivono, ma in realtà vorrebbero
sposarsi?
E, quante, da trenta anni a questa parte, vorrebbero avere figli ma ci
rinunciano perché, mentre prima erano obbligatorie le equivalenze donna-madre
e famiglia-figli, sempre di più sono in netto vantaggio quelle di la-famiglia-non-è-per
noi e donna-libera-uguale-lavoratrice-ma-non-madre?
E quante le separazioni e i divorzi, di giovani e meno giovani, a pochi
anni dal matrimonio o anche dalla convivenza – ognuna, certo, per un motivo
specifico, ma tutte alla radice determinate o favorite dal pregiudizio che
l’amore non è eterno e che si sta insieme finché, in qualche modo, conviene,
pregiudizio antitetico a quello dei tempi ormai passati, ovvero che l’amore
è eterno e si sta insieme finché morte non separi? (N.b: Uso il termine pregiudizio
non nella sua carica valoriale negativa, ma nel senso etimologico di certezza
preventiva) Rotture che diventano trame di altre relazioni, magari più
incerte e meno durature delle precedenti, in una reiterazione che non trova un
cardine fisso?
La narrazione dell’amore fatta dalle fiction, ovvero dal
vero romanzo popolare contemporaneo, è, soprattutto, una storia di relazioni
liquide, segno di un tempo che si ritiene molto avanzato (e che per
moltissimi aspetti lo è), ma che sul piano dei sentimenti che costruiscono il
mondo, resta in mezzo al guado.
Darei per certo che, tutto questo, viene pagato caro soprattutto dalle
donne.
Un prezzo imparagonabile a quello pagato, nel tempo, per matrimoni e maternità socialmente imposte. Ma si tratta di meno di mezzo secolo di contro a millenni.
Un prezzo imparagonabile a quello pagato, nel tempo, per matrimoni e maternità socialmente imposte. Ma si tratta di meno di mezzo secolo di contro a millenni.
Ma così come siamo messe (e messi), soprattutto in prospettiva, non mi
sembra tanto bello.
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