martedì 25 aprile 2017

Quaranta il 25 Aprile







 La pettinatura se l’era fatta sabato, ma lunedì tornò per un ritocco. All’epoca, tutti i parrucchieri erano chiusi di lunedì ma, a mo’ di regalo, le avevano dato un appuntamento speciale. 

Poi andarono al ristorante a portare un cesto con le bomboniere: un garofano rosso, di seta. Uscendo, lei non si accorse della porta a vetri e ci andò a sbattere contro, per cui, arrivati a casa, la costrinsero a tenere il ghiaccio in fronte.

Ogni tanto bussava il postino per qualche telegramma o il fioraio per un mazzo di rose. Arrivò pure una telefonata dall’arcivescovado di Crotone: mons. Agostino non stava bene, non sarebbe stato lui a celebrare le nozze. 

A pranzo, non toccò più di una pastina.

Non ci mise molto a vestirsi, con la gonna, la camicetta di lino e lo scialle, fatti tutti da sua madre. 

Arrivarono nei pressi della chiesa troppo presto. Il padre spense il motore e aspettarono un po’, parlando del più e del meno.

All’ingresso di San Giorgio al Corso, lei prese un’accelerata tale che lo zio prete le disse di frenare il passo.

Al rinfresco erano in pochi, una cinquantina di persone: una dozzina almeno non sono più tra i vivi.

Moltissime cose le ricordo: non solo i fatti, ma le sfumature d’emozioni che li hanno accompagnati. Altre cose non le ricordo. Ero intimamente concentrata sulla novità che stava per iniziare.

E che continua, oggi, da quant’anni.

Sono grata di questi quarant’anni. Con la felicità in più d’aver legato una data così importante della mia vita personale alla più bella della storia italiana.

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