Un
lieve inarcarsi del sopracciglio e, in risposta, un altrettanto lieve
rivolgersi in su dello sguardo – entrambi impercettibili agli altri – fecero
alzare all’unisono Elena e Ada.
Si
conoscevano da trenta anni e non avevano bisogno di parole per capirsi. Per
oltre un quarto di secolo avevano condiviso il lavoro. Arrivare prima e
rimanere sole, prima che arrivassero i colleghi, era stato, per tutto quel
tempo, la loro quotidiana riserva di ossigeno. Uno scambio di silenzi e parole
che le aveva nutrite e legate.
Uscite
dalla libreria, tirarono un respiro di sollievo. A quella presentazione, cui
non potevano mancare, erano arrivate per tempo, s’erano fatte vedere: poteva
bastare. Adesso avevano almeno due ore soltanto per loro. Avrebbero
attraversato rapidamente le strade, sarebbero entrate in qualche negozio, fatto
qualche spesa. Avrebbero taciuto e riso. E, soprattutto, parlato. Ora che – Ada,
in pensione, nessuna delle due con molto tempo da dedicarsi – si vedevano poco
ed avevano tanto d’arretrato da raccontarsi.
Come
due ragazzine che fanno filone a scuola, risero della trasgressione, leggere
dei pesi della quotidianità. Erano uscite di casa per un dovere, ma,
poi, s’erano fatte il regalo di un tempo – breve d’orologio, spazioso nel cuore
– di condivisione e libertà.
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