martedì 11 aprile 2017

Microstorie: Come si diventa prof di scienze








Ad Anna 
 
Suor Rita era una brava maestra, seria e appassionata. E Giulia era una brava alunna, intelligente e studiosa. Suor Rita guardava Giulia con affetto materno, lo stesso che dedicava a tutta la classe. E Giulia la seguiva con rispettosa attenzione. Convinta che quello che diceva suor Rita era, di certo, la Verità. Solo un particolare le lasciava come l’inquietudine d’un dubbio. Suor Rita ripeteva che ­bisogna occuparsi dello spirito, che vive sempre, mentre la carne no: la carne finisce col diventare cenere.

Giulia si guardava allo specchio, e le faceva specie che la sua faccia, le gambe, le braccia potessero diventare cenere.

Capitò, un giorno, che suo padre si tagliasse una mano. La ferita era profonda e, per meglio disinfettarla, il padre tagliò via un pezzo di pelle cadente. Giulia la raccolse, la nascose in un angolo del balcone – in camera sua, no, le sembrava quasi un peccato – e andò a controllarlo ogni giorno. La pelle seccò, si incartocciò, ma non diventò cenere.

Giulia aspettò che suor Rita facesse di nuovo quel suo discorso sullo spirito e la carne, alzò la mano e, d’un fiato, sicura, disse:

-          Non è vero.
-          Come, non è vero?
-          Perché l’ho visto.

E raccontò della pelle mai diventata cenere.

Suor Rita la sgridò, la chiamò mia piccola san Tommaso, poi sorrise e spiegò che, sebbene non succedesse ai pezzi di pelle cadenti, carne e ossa diventano cenere.

Giulia sgranò gli occhi: come, anche le ossa delle cosce del pollo, che le piacevano tanto (le cosce, non le ossa), diventano cenere?
Roba da non credere.
Di certo, al mondo, c’era tanto, ma proprio tanto, da scoprire.

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