Chiesa
traboccante di fedeli per la semplice e solenne liturgia del Giovedì santo. Il
parroco lava i piedi – è la novità dell’anno – a nove uomini e tre donne. Un
alberello d’ulivo sembra accogliere in un abbraccio le tenere piantine di grano
che adornano l’altare della Reposizione. Intensi i canti. Atmosfera raccolta di
preghiera. Mi si affaccia alla mente una domanda: com’è possibile che un paese
in cui in tanti si riconoscono cristiani non sia in grado di esprimere una vita
sociale migliore? Domanda cui se ne contrappone un’altra: quanto sarebbe
peggiore la nostra società senza un po’ di cristianesimo ad animarla?
Oggi
è, anche, la festa dei preti (con la prima Eucarestia, viene, infatti, anche
fissato che ci sarà chi consacrerà il pane e il vino come corpo e sangue di
Cristo). Se si prova a digitare il termine su Google, viene fuori un lungo
elenco di scandali (sessuali, in particolare e, poi economici) e di link che
rimandano alla pedofilia. Sembra proprio che non esistano, e invece sono
tantissimi, i preti, ognuno diverso dall’altro, per formazione, indole,
esperienze di vita, che prestano faccia, voce, modi di essere al Signore da cui
si sono sentiti chiamati. E che danno idea che lo seguirebbero in letizia anche
se restassero i soli a crederci.
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