domenica 9 aprile 2017

Le Palme: la festa e il dolore




 
Domneica delle Palme: attentati in due chiese egiziane

La celebrazione più allegra dell’anno – con la benedizione e la processione delle Palme, che, in pochi luoghi, oltre che un gesto devozionale e tradizionale ha le caratteristiche di una rappresentazione artistica – è contrassegnata dal Vangelo della Passione.
La domenica delle Palme diventa così quasi un concentrato della Passione e della Resurrezione: la glorificazione di Gesù, gli osanna, la festa, i battimani sono sinceri, ma effimeri.
La folla che grida “Benedetto colui che viene nel nome del Signore” è la stessa che invoca Pilato: “Crocifiggilo”, preferendo Barabba al Santo e al Giusto.
Come infinite volte nella storia, il trionfo dura un battito di ciglia e la folla che innalza alla sommità dei cieli è la stessa che fa sprofondare nell’abisso.
Ci vorrà la salita al Calvario, con in testa non la corona d’alloro, ma di spine, portandosi dietro la croce su cui sarà inchiodato e appeso, perché Gesù venga ri-conosciuto, da un centurione: “Veramente quest’uomo era Figlio di Dio”.

Mio nonno intrecciava le palme. Era un lavoro di mano che sottintendeva un’offerta dello spirito. Cominciava così una settimana piena di segni sacri: le tenere piantine di grano dei Sepolcri, le statue della chiesa ricoperti di panni viola il Venerdì Santo, il profumo dei ‘cudduraci, che, uscendo da porte e finestre, inondava le strade, l’odore della ‘cuddura di pane che il prete offriva ai dodici della lavanda dei piedi. Pura bellezza. Un respiro di zagare, un senso di primavera che accelerava il cuore: in pace.

Qualche mio amico dice che preferirebbe, in chiesa, meno icone del Crocifisso e più immagini del Risorto. Per me il crocefisso (così si pronuncia in alcune zone del reggino) ha un valore impagabile: perché rappresenta e comprende, un po’ come diceva anche Natalia Ginzburg, ebrea ed atea, tutto il dolore che gli uomini hanno provato da quando sono sulla terra e continueranno a provare fino a quando il sole risplenderà sulle sciagure umane. E sarebbe compito particolare di chi, il Crocefisso, lo porta dentro più che sopra il cuore spendersi per arginare, diminuire tutto questo dolore.

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