Abbiamo
concepito, abbiamo sentito i dolori quasi dovessimo partorire: era solo vento; non
abbiamo portato salvezza alla terra e non sono nati abitanti nel mondo.
La liturgia di oggi
comprende questa frase di Isaia, che descrive in maniera eccezionale quella sorta di incapacità
di creare vita che, in questa terra, nonostante il semplice eroismo di tanti, appare ancora evidente che in altri contesti.
Mi capita di leggerla in
una chiesa (Santa Maria del Lume, Pellaro, Reggio Calabria) di cui ho già parlato perché è bella. Una piccola isola di senso. E sembra
strano che in un luogo dalla natura bellissima ma (almeno in gran parte), irrimediabilmente
deturpata nell’ultimo quarantennio, si sia progettata e costruita una chiesa
così.
Quasi una nave appena
attraccata che guarda ad oriente, con le grandi finestre che fanno entrare
dentro il paese, con le sue case, compresi quelle in stile incompiuto calabrese, il mare, il già palazzetto dello sport, che
di tanto in tanto ospita migranti, la malconcia stazioncina ferroviaria (che rimanda i pensieri alla tragedia pugliese di due giorni fa), i rumori e gli odori della vita quotidiana.
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