La polemica contro il donmilanismo – come causa non secondaria se non assoluta della perdita di qualità la qualità della
nostra scuola – si è arricchita, la scorsa domenica, di un intervento sulle
pagine del Domenicale che ha, a sua
volta, prodotto repliche contro il nastrocolismo.
La polemica riguarda complessivamente
contenuti e modalità dell’insegnamento, ma un aspetto non piccolo concerne la
grammatica: Mastrocola rimprovera alla scuola
cattocomunista influenzata da don Milani di aver smesso di insegnare
grammatica e sintassi, anzi: la Grammatica e la Sintassi: meglio ancora, sua eccellenza, l’Analisi
Logica.
Sull’argomento, questa è la mia
esperienza, prima di alunna e poi di docente.
Da studentessa, analisi grammaticale,
logica e del periodo mi piacevano, in alcune situazioni mi entusiasmavano,
soprattutto quando c’era da trovare la sfumatura particolare della traduzione
in o dal latino. Quel montare e smontare le parole, le frasi, è stato, per me,
uno strumento potente per abituarmi a riflettere non solo sulla struttura della
lingua, ma anche sul valore assoluto della parola:
sulla potenza che il più piccolo e insignificante dei termini può assumere
quando viene inserito adeguatamente in una frase.
Da insegnante – con i ragazzi e le ragazze
di Nisida, dalle competenze molto variegate, con una scolarizzazione spesso
solo formale e tassi di analfabetismo
funzionale alti, mi è sembrato naturale di
non partire mai dalla grammatica.
Di iniziare, piuttosto, da testi scritti. Prima
più semplici e via via più complessi. Prima letti da me, poi letti da loro.
Sempre belli. Che possano colpire la
mente e il cuore, suscitare emozioni. Per imparare, per assorbimento, la pronuncia delle parole, riconoscere il loro suono e
la loro grafia, poterle a poco a poco usare in maniera appropriata, sia
parlando che scrivendo.
All’inizio non correggo nulla sui testi
scritti dai ragazzi, neppure gli errori più macroscopici di ortografia. Poi, quando
la loro paura di sbagliare – quella stessa che li porta a rifiutarsi di leggere
e di scrivere: Non lo so fare – si
attenua, quando loro stessi cominciano a chiedere dove ho sbagliato, inizio a indicare gli errori di ortografia. Per
la sintassi, aspetto che l’esercizio della lettura, l’avvio alla scrittura e la
maturazione del pensiero li porti a esprimersi in maniera meno ripetuta e
contorta, più lineare e corretta.
Durante l’anno scolastico arriva sempre il
momento in cui alcuni ragazzi – tirando fuori, con qualche termine appeso nel
vuoto, brandelli di reminiscenze scolastiche – chiedono: Perché non facciamo grammatica?
E allora, facciamo grammatica sui libri, racconti, romanzi, poesie, giornali che
stiamo leggendo. Ci fermiamo sulle parole, cerchiamo di dargli un nome proprio: aggettivo, preposizione, avverbio.
Mentre le categorie dell’analisi grammaticale tradizionale, pur con alcune difficoltà, risultano complessivamente
comprensibili per i ragazzi, l’analisi logica, per rispondere alla sua funzione
di analisi della struttura della frase e anello importante del pensiero logico,
ha bisogno di semplificazioni.
Parto dal verbo come motore della frase,
cercando di far cogliere ai ragazzi le sue interrelazioni col soggetto e con l’insieme dei complementi: soprattutto
cerchiamo di capire perché la frase è strutturata in un modo piuttosto che in
un altro, come il suo senso, anche con variazioni minime, cambierebbe.
E non ci scordiamo di giocare con la
grammatica e la sintassi, qualche volta in
grande, come quando nel nostro Laboratorio di Scrittura, abbiamo realizzato i racconti sulle parti del discorso e sui complementi, raccolti in La Grammatica di Nisida e Parole come Pane - La Sintassi di Nisida.
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