«Quando racconto delle
donne di colore che hanno lavorato come matematiche alla Nasa, la domanda che
salta fuori più di frequente è: perché non ne avevo mai sentito parlare? (…) La
maggior parte delle persone si stupisce che una storia di tale spessore, che ha
coinvolto così tante donne ed è direttamente collegata ai momenti più
significativi del XX secolo, sia sfuggita ai radar per tutto questo tempo. C’è
qualcosa in questa vicenda che sembra avere un forte impatto su individui di
ogni razza, etnia, genere, età e cultura. Perché è una storia di speranza:
persino in mezzo ad alcune delle realtà più dure del nostro Paese (segregazione
legalizzata, discriminazione razziale) c’è la prova tangibile del trionfo della
meritocrazia. Tutti dovremmo avere la possibilità di elevarci fin dove il
talento e l’impegno costante ci possono portare. Lungo la strada,
l’incoraggiamento più grande mi è arrivato proprio dalle donne di colore.
Troppo spesso nella storia, i loro ritratti – i nostri ritratti – sono stati gravati dalla retorica negativa e
dalla vulnerabilità che derivavano dall’essere sia di colore che donne. E
ancora più deprimente è quanto spesso guardiamo nello specchio americano senza
vedere alcun riflesso, nessuna impronta riconoscibile su quella che è considerata
storia con la S maiuscola. Per me, e credo anche per molte altre, la vicenda
delle calcolatrici dell’Area ovest è così elettrizzante perché è la prova di
qualcosa che abbiamo desiderato fosse vero, sapevamo
essere vero, ma non sempre abbiamo saputo come dimostrarlo: molte donne di
colore hanno preso parte da protagoniste all’epopea americana».
Non ho mai saputo nulla
di Katherine Johnson, Dorothy Vaughan, Mary Jackson e delle loro tante sorelle finché non ho letto del film Il diritto di contare: cosa che mi ha spinto
a leggere il libro omonimo, da cui è tratto.
Non è un testo perfetto,
quello di Margot Lee Shetterly, ma è uno dei pochi saggi necessari che mi sia capitato di leggere ultimamente.
Emozionante e coinvolgente, la vicenda delle scienziate nere che hanno avuto un ruolo
così importante nell’esplorazione dello spazio, contribuendo così fortemente
alla fine del segregazionismo e al raggiungimento, sul campo, della parità di
genere è entusiasmante.
Interessantissima per
tutti, andrebbe proposta soprattutto alle adolescenti.
Non perché debbano
occuparsi necessariamente di scienza e tecnologia, ma perché scelgano di far
maturare al massimo i loro talenti di persone.
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