Domenica mattina, mentre i miei colleghi cercavano di
capire quali conferenze sarebbe stato più interessante seguire, me ne sono
scesa qualche minuto sulla spiaggia. Mai avevo pensato di raccogliere, un
giorno, conchiglie sul Golfo Persico. È stata un’emozione intensa, sacra, in
qualche modo la mia preghiera speciale in una festa senza messa. Un brevissimo
momento personale e privato in una due giorni fortemente pubblica e comunitaria.
Insieme agli altri finalisti dell’Italian Teacher Prize, ho partecipato al Global Teacher Prize a Dubai, una manifestazione che tende a dare
un valore anche mediatico agli insegnanti al fine di promuovere l’essenziale
importanza dell’educazione in un mondo globalizzato e in veloce trasformazione.
Un'esperienza eccezionale di confronto con persone ed
esperienze di tutto il mondo. Tanti stimoli, tanti spunti di riflessione, nuove
domande da porsi: altre, preziose, conchiglie da poter raccogliere.
Tra le decine e decine di interessanti incontri sui
temi più svariati, nessuno riguardava la scuola che opera nel carcere. Non so
se per disattenzione degli organizzatori o perché il tema non ha, nel mondo, il
rilievo che pure potrebbe/dovrebbe avere.
Da Dubai
sono tornata giusto in tempo per la presentazione, a Nisida, dell’ottavo volume
nato nel nostro Laboratorio di Scrittura
nell’ambito del progetto Nisida come
Parco Letterario e Naturale. Titolo: La Carta
e la vita. Le ragazze e i ragazzi di Nisida raccontano la Costituzione, Guida
editore (disponibile su Amazon in versione e-book).
Relazioni introduttive di Conchita Sannino e Isaia
Sales; interventi
di Daniela de Crescenzo, Riccardo Brun, Maurizio de Giovanni, Antonio Menna,
Valeria Parrella, Patrizia Rinaldi, Gianni Solla, Massimiliano Virgilio, Ada
Murolo e Cecilia Latella. Reading dei ragazzi a cura di Veria Ponticiello; partecipazione
straordinaria di Tina Femiano. Il direttore, Gianluca Guida, le mie colleghe e
tante persone che apprezzano il lavoro che si prova a fare a Nisida.
Mi è sembrato un modo straordinariamente bello per
riprendere il lavoro da dove (non l’) avevo (mai) lasciato.
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