Una verità
universalmente riconosciuta… Scrittrici per Jane Austen, è una raccolta di sei
racconti (Stefania Bertola, Ginevra Bompiani, Beatrice Masini, Rossella Milone,
Bianca Pitzorno, Lidia Ravera) curati da Liliana Rampello nell’ambito delle
commemorazioni del bicentenario della morte (18 luglio 1817) della scrittrice più grande di tutte.
La curatrice ha affidato alle sei autrici una
frase dei sei romanzi della Austen «perché se la girassero fra le dita fino a
poterla usare come pretesto per scrivere un racconto libero da ogni altro
vincolo»: una sorta di gioco, per restituire alla Austen qualcosa del tanto che
ciascuna ha ricevuto.
Se mai qualcuno mi avesse chiesto qualcosa di
simile, avrei scelto una delle frasi di Persuasione
sull’influenza che lady Russell
esercita su Anne Elliot, spingendola a rinunciare al fidanzamento col capitano
Wentworth. In buona fede, secondo convinzioni di buon senso condivisibili dal
suo ceto sociale, lady Russell convince la sua giovane amica ad una rinuncia
vissuta, da quest’ultima, non come «considerazioni prudenziali e meramente
egoistiche», bensì «convinta di pensare al bene di lui più che al suo». Otto
anni dopo, Anne, pur ritenendo d’aver fatto bene a sottomettersi al giudizio di un’amica considerata come madre perché
«un forte senso del dovere non è una componente riprovevole del carattere
femminile», non è più disponibile a farsi influenzare da alcuno: e l’autrice
assicura a lei e al suo capitano il lieto fine.
L’influenza
di una voce amica nella vita delle donne, – in buona fede, ma sbagliata e non sempre con
lieto fine, seppure posticipato – mi sembrerebbe un bell’omaggio alla
scrittrice cui torno di più, quella le cui parole sono la spalla su cui
poggiare stanchezza e ritrovare sorriso.
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