giovedì 22 dicembre 2016

Microstorie: Sorelle









Non avevano avuto un’infanzia facile, Antonietta e Teresa, ma non l’avrebbero mai definita triste. Se non per la morte del padre, avvenuta quando la prima aveva dieci anni e la seconda otto.
La loro madre, Carmela, che insegnava in una scuola elementare della periferia, si era trasferita nella casa di sua madre, anche lei vedova, e le quattro donne avevano cominciato a vivere insieme, facendosi calore a vicenda. Un’esistenza quieta, senza troppe scosse, dai colori tenui ma non spenti.

Teresa s’era sposata per prima. Le rimaneva ancora la tesi, ma Giulio, più grande di lei di otto anni, lavorava in uno studio d’avvocati di buon nome e uno stipendio bastava, almeno per i primi tempi. Un matrimonio sereno, fino a quando compresero che il primo figlio non era venuto non perché ne avessero procrastinato l’arrivo al dopo laurea di Teresa, ma perché non ne potevano avere. Anzi, non ne poteva avere lei.

Certezza che si ebbe qualche giorno prima del matrimonio di Antonietta.  Durante la cerimonia, Antonietta, che era felice di sposare Fabrizio, e Teresa, che non voleva far dispiacere la sorella, accantonarono il problema.

Ma non fu per molto. Teresa e Giulio chiesero ben presto l’annullamento del matrimonio – lui avrebbe ereditato da una zia facoltosa, ma a condizione avesse già almeno un erede – e Teresa tornò a casa della mamma e della nonna.

Antonietta pensò, per qualche tempo, di poter fare accettare a Fabrizio una scelta che a lei pareva naturale: niente figli neppure per loro, per non dare un dolore in più a Teresa. Ma Fabrizio rispondeva che era un sacrificio folle. Il matrimonio si concluse presto con la separazione e anche Antonietta tornò a casa.

Le quattro donne ricominciarono a vivere insieme. La nonna era ormai molto vecchia ma la mente le reggeva, la mamma, dopo la pensione, continuava, come sempre aveva fatto, a studiare, Antonietta e Teresa lavoravano, l’una nella studio di un architetto, l’altra insieme ad un commercialista.

In casa, si sentivano al caldo e nessuna di loro si sarebbe definita triste.

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