Che gran libro è Orfani
bianchi di Antonio Manzini, appena pubblicato da Chiarelettere, il più
bello degli italiani che ho letto quest’anno.
Coinvolgente, emozionante –lingua scorrevole,
accurata, precisa; tempi narrativi giusti; ritmo e tensione adeguati allo
svolgimento della vicenda; luoghi, odori, sensazioni, sentimenti che non sono
parole che scivolano via, ma l’assoluta concretezza di una storia in cui non si
può non immergersi – inchioda alle sue pagine, mettendo in moto mente e cuore
del lettore.
Indimenticabile la protagonista, Mirta Mitea, giovane
moldava che fa la badante a Roma e tiene anima e corpo al suo paese, dove il
figlio, dopo la morte dei nonni, vive in un orfanatrofio Indimenticabili i
coprotagonisti, a partire dalla prima e dall’ultima anziana di cui si occupa
nel racconto. Indimenticabile, soprattutto, Ilie, il ragazzo assente, che
pronuncia pochissime parole in tutto il libro, ma è direttamente e/o indirettamente
evocato in ogni pagina.
Ilie, il figlio di Mirta, è uno dei tantissimi orfani bianchi che crescono nell’Est
europeo mentre le loro madri si occupano degli ultimi anni di vita di anziani,
che le nostre famiglie non sanno e/o non possono più accudire. Un’espressione, orfani bianchi, che fa pensare alle vedove bianche: anche in quel caso
un’assenza (dei mariti) determinata dall’emigrazione.
Manzini – giallista apprezzato, creatore del
commissario Schiavone, (anche questo libro, fosse partito dalla fine, avrebbe
potuto essere costruito come un giallo: ma altre erano le sue intenzioni) – è
riuscito in piccolo miracolo della nostra attuale narrativa.
Ha scritto un libro ad alto tasso letterario, che
coinvolge intimamente il lettore, ma è tutt’altro che intimistico, affrontando
una tematica sociale gravissima, che riguarda sia i paesi di partenza che
quelli di arrivo delle badanti, ma a cui non si dà quasi nessuna attenzione.
Un libro che affonda nella realtà e permette di
guardare, insieme, dentro se stessi e al di là del proprio naso.
Un libro bello e attualissimo, che si può leggere come
classico contemporaneo.
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