Lettera a Giovanni
Essere se stessi è una
virtù che appartiene solo ai bambini, ai matti e ai solitari poiché nessuno di
quest’ ultimi ha bisogno di compiacere un’altra persona con il proprio agire
....
Come altri ragazzi, anche Giovanni ama postare aforismi.
Mi sentirei quasi obbligata a rispondergli – da docente ad allievo –
perché mi sembra che cerchi, anche attraverso la discussione su quelle frasi,
la sua strada. Eppure, non trovo le parole immediate per farlo, come uno
strumento come Fb pretende.
So che per essere se stessi, Giovanni intende dire essere una persona libera
dai condizionamenti che vengono da un ambiente sociale-economico-culturale inquinato
di elementi illegali-immorali, sostanzialmente inumani. Essere, cioè, una persona perbene,
senza soccombere di fronte allo strapotere degli ufficialmente disonesti e dei falsamente
onesti.
Non bisognerebbe mai essere soli in
questo cammino – e, in fondo, non lo si è mai perché, anche quando si resta isolati, tanti altri, magari da altre parti,
in altri luoghi stanno facendo la stessa cosa. Ma una buona dose di solitudine
è giusto metterla in conto, imparare a sopportarla con serenità.
In un recente, bellissimo intervento che riguarda un diverso argomento (i
commenti pieni di ignobili falsificazioni sull’ultima lettera apostolica di
papa Francesco), Claudio Magris ha scritto delle parole che mi sembrano
appropriate anche per il nostro discorso.
«Il senso della vita, come dice il titolo di un libro di Camus, è quello
di “resistere all’aria del tempo”, agli idoli in quel momento regnanti.
Resistere senza pregiudizi e senza rifiuti aprioristici; resistere
elasticamente, criticamente e autocriticamente, cercando di capire quando il
mondo ci fa più liberi e intelligenti e quando ci fa più beoti e più schiavi.
Molte opinioni, gusti, scelte e convenzioni oggi prevalenti sono inganni, a
cominciare dallo stupido e tirannico pensiero unico il quale ribadisce che
l’attuale ordine — o disordine — che regge il mondo sia l’unico sistema
possibile, destinato a durare per sempre, e che le innominabili diseguaglianze
tra gli uomini siano immutabili.»
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