Perché la tragedia che si sta consumando in Calabria non sta sulle prime pagine dei giornali nazionali, non apre i telegiornali? Un pezzo del paese se ne va, tra i delinquenziali interessi di alcuni, le indifferenze di tanti, il dolore di chi, anche se non ha un pezzo di terra o un gregge che soffre, si sente personalmente colpito. Lasciando al dopo l’analisi delle cause e delle colpe, invocando per l’immediato l’intervento massiccio dell’esercito e dell’aeronautica – e di qualcuno della Protezione civile che abbia un piano, una visione per la difesa di ciò che, del territorio, si può ancora difendere – fosse in mio potere proclamerei un lutto stretto con sospensione anche della campagna elettorale e di tutte le manifestazioni pubbliche (comprese presentazioni di libri, visioni di film, rappresentazioni teatrali ecc.).
Dovremmo, i calabresi, diventare un urlo come quello di Munch: muto e squassante. Che costringa “chi di dovere”, a livello locale, regionale e nazionale, ad assumersi la responsabilità, piena, del “che fare”, hie et nunc, mentre a tutti noi resta il dovere del che fare da dopodomani, da quando in qualche modo dalla cenere dovremo ricominciare.
Nel frattempo, se le Istituzioni a livello alto facessero sentire la loro voce – una frase per la Calabria che la indichi all’attenzione generale – sarebbe un segno auspicabile.
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