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In quest’agosto già così pesante (dagli
incendi dell’Aspromonte a Kabul, senza dimenticare il covid), sto seguendo –
fisicamente da lontano ed emozionalmente da vicino – due vicende: la morte di
un operaio sul lavoro e il trasferimento a rotta di collo di una signora
affetta da Alzheimer da una struttura repentinamente chiusa ad un’altra. (Neppre ad agosto, il dolore va in vacanza).
Una tragedia terribile, che si aggiunge alle centinaia e centinaia di tragedie simili che ogni anno si verificano in Italia (nei primi sei mesi del 2021 abbiamo già superato i pessimi record precedenti), e un dramma che coinvolge tantissime famiglie nel nostro paese.
Tra le priorità dello Stato non possono certo mancare la sicurezza nei luoghi di lavoro e cure adeguate agli anziani, fragili per età e malattie.
Non si comprende come non ci sia un forte movimento d’opinione, oltre che un impegno politico e sindacale adeguato, che imponga condizioni di sicurezza in ogni luogo di lavoro (tra parentesi non si comprende come i sindacati perdano il loro tempo a sostenere le ragioni dei no-vax quando sarebbe logico, per difendere la salute di tutti, che, caso mai, scioperassero a favore dell’obbligo vaccinale)
E sarebbe ormai tempo di affrontare in maniera più adeguata le problematiche di una società sempre più anziana e dove le malattie degenerative sono in aumento. Con un’assistenza pubblica domiciliare lì dove le condizioni del cittadino-paziente e della famiglia lo rendano possibile e con la creazione di case di riposo, pubbliche, per chi non può rimanere in casa, in cui valga il principio da ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo i suoi bisogni. Non si parla più del Mes, ma se si potessero investire quei finanziamenti in strutture, pubbliche, per anziani non sarebbe il caso di riparlarne?
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