Voterò Sì al Referendum
di dicembre.
La riforma perfetta della Costituzione si potrebbe avere (penso) solo con una
sorta di Costituente- Conclave, con
qualche decina, non più di cento, super specialisti, tutti slegati da specifici
interessi di parte, dediti al bene comune e dotati di capacità visionarie su
ciò che davvero sarà appropriato tra una decina d’anni (visto che non stiamo
parlando di principi fondamentali sempre
validi, ma di organizzazione delle forme dello Stato, sempre transeunti).
Ipotesi, questa, non solo
del tutto irrealistica nelle sue effettive possibilità, ma anche,
presumibilmente, sbagliata in sé: non è detto, infatti, che un tale consesso di
saggi produrrebbe una norma perfetta: magari partorirebbe una meravigliosa formula
astratta, che cadrebbe alla prima prova della realtà.
Le leggi, insomma, anche
quelle di riforma costituzionale, si fanno in momenti storici precisi, con le
persone a disposizione, nelle condizioni esistenti di rapporti tra partiti,
evoluzione (o involuzione) del pensiero, rapporti socio-economico-culturali
esistenti ecc.ecc.
La riforma sottoposta al
voto popolare non è la migliore delle riforme possibili. Ma è la riforma che è
stato possibile produrre oggi. Se la si conferma col voto popolare, probabilmente,
tra qualche anno, andrà assestata. Se non sarà confermata, almeno per un altro
trentennio, resteremo in una situazione che, da decenni, tutti o quasi
denunciano come bloccante per il paese.
Non voterò a favore di
Renzi e/o di chi è favorevole alla riforma. Né voterò contro chi è anti Renzi e/o
a favore del no. Voterò Sì, semplicemente, perché ritengo che sia giusto che io
faccia così.
Lo farò con molti dubbi,
ma in coscienza.
L’attuale campagna
elettorale sta facendo traboccare il peggio del paese.
Un dibattito, che non è
scambio dialettico di idee, ma una contrapposizione violenta, livorosa, come se
qualunque posizione contraria alla propria fosse necessariamente dettata da
chissà quali loschi interessi: che non tiene conto del fatto che, comunque vada
il 4 dicembre, il 5 ci sveglieremo tutti in
questo paese.
Paese che ha problemi
enormi, che andrebbero affrontati più con raziocinio e competenza che con urla,
invettive, e demonizzazioni contrapposte. Consapevoli del fatto che non ne usciamo
con una sorta di costante sceneggiata di Guelfi e Ghibellini in salsa dagli
all’untore.
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