La palma, poi cresciuta
snella e altissima, era ancora piccola e bassa; l’albero di annone non c’è più,
è seccato da tempo, ma quello di cotogne continua a ripetere ogni anno il suo
ciclo stagionale.
In quel piccolo triangolo
irregolare di terreno, Anna aveva trasformato in falò decine e decine di suoi
quaderni d’appunti, poesie, scritti di vario genere. Da ragazza aveva paura di
morire improvvisamente lasciando allo sguardo degli altri la sua intimità
denudata sui fogli. Quelli che le sembravano avere addosso almeno un velo, periodicamente
li tagliuzzava a coriandoli; quelli che più, negli occhi d’un altro,
l’avrebbero imbarazzata li bruciava.
A sessanta anni ormai
passati, le capitava talvolta di avvertire un’ombra di malinconia per tutte
quelle pagine che le avrebbero ora permesso di leggere frammenti della sua
autobiografia dell’anima.
A grandi linee, le si
stava come maturando dentro la consapevolezza – nitida sebbene dentro strati di
nuvole – di chi era stata e di chi, nel tempo, era diventata. Una sorta di
rivelazione di sé, per quanto in abbozzo. Un po’ come il rovescio di un ricamo
che, pure nell’intrigo dei fili, consente di intravvedere il disegno del
dritto.
Stava per arrivare al
punto in cui il suo io profondo avrebbe reclamato un tempo e uno spazio per
fare memoria di tutto il suo cammino da apprendista cristiana.
Era cattolica da quando
era nata – tra la sua nascita e il suo battesimo era passato meno di un mese –
e il suo cammino aveva superato molte fasi, alcune più serene altre più
inquiete e/o tormentate, altre ancora di lontananza dalla religione.
Ancora una volta (era già
successo, sarebbe ancora accaduto) il suo rapporto con la religione e la fede, stava
passando e ripassando ad un setaccio molto fine. Ne aveva un respiro di
consapevolezza trattenuto, quasi una coscienza inconsapevole, ché a pensarci
troppo profondamente un senso di vertigine l’avrebbe annichilita.
Non sapeva quanto le
sarebbe costato quel travaglio, quanto sarebbe durato e dove l’avrebbe portata.
Sapeva, però, che senza una risposta precisa a quella domanda: “Ma voi chi dite che io sia?”, la sua esistenza
non avrebbe mai avuto un senso reale.
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