Ranati,
cachisse, cutugne, sorbi. (Melagrane, caki, cotogne, sorbe)
Frutti che mi commuovono già solo a nominarli:
1)
perché mi rimandano ad un’infanzia in cui ho gustato come bellezza pura le
povere ricchezze del mondo contadino;
2) perché tirano in me quel filo che, di
passo in passo, mi riporta a quando ero magno-greca e tutto si indorava della
luce quieta e potente del mito.
Ma c’è un’altra ragione
per tanto sommovimento interiore.
L’ho scoperta in un
inatteso ritorno a Pellaro tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre.
Erano quaranta anni che
non passavo qualche giorno a Pellaro all’inizio dell’autunno.
Ed è proprio
questo vuoto, questa mancanza, l’assenza dalla mia terra a colmare di
struggimento i frutti d’autunno della mia infanzia.
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