Dal 19 al 23 ottobre
torna, a Zagarise, Albi e Magisano, piccoli centri in provincia
di Catanzaro, negli splendidi paesaggi della Presila, Il Giardino delle Esperidi, il festival ideato da Maria Faragò https://giardinidelleesperidi.wordpress.com/il-programma-2016/,
un modo per prendersi cura del proprio territorio e promuovere cultura e
innovazione partendo dalla propria tradizione.
Nel mio personale Giardino
delle Esperidi autunnale, oltre i frutti citati in post precedente, caki,
melagrane, sorbe e cotogne, ci sono le none
e le patatole.
Le none, in italiano annone, sono
state sempre una specie di coccola, una piccola festa. Quand’ero piccola, me le
regalava la baronessa, la pelle
bianca, un nastro nero al collo che tratteneva un medaglione di madreperla; poi
sono sempre arrivate in regalo da qualche parente alla lontana. Quel doverle
mettere a maturare nella lana, possibilmente in uno scatolo, evocava pulcini
appena nati, gattini piccolissimi, qualcosa che non solo è vivo, ma ha un cuore
che batte. E quel mangiarle con un cucchiaino era come mangiare un dolce, una fetta
di torta, un piattino di crema.
Le patatole, ovvero le patate
americane o patate dolci hanno
dato (danno) il tepore giusto a serate già fredde, con un tocco, immediato, di
allegria. Bollite, al forno, fritte, al cartoccio, fatte a
cuddureddi (una sorta di graffe), fatte dorare per contorno insieme alle
patate normali e alle mele: pomi d’oro anch’esse, degne delle
Esperidi.
Nessun commento:
Posta un commento