“State attenti che non lo confondano”. Tornata in camera dopo il parto, stremata dalla felicità, dalla tensione e dall’anestesia, tra le prime cose che mia figlia ha detto al marito e a me è di stare attenti affinché, nel nido, non confondessero il suo con altri bambini.
Preoccupazione del tutto inutile perché, nei giorni della sua permanenza, il bambino è stato l’unico fruitore del nido, in una clinica da decenni apprezzata in città anche, se non soprattutto, come un luogo bello e sicuro dove nascono i bambini.
L’Italia – dice l’Istat – continua a battere i suoi record di denatalità. Dietro ogni particolare scelta individuale e di coppia ci sono scelte comuni in cui si sommano e talvolta si moltiplicano motivazioni sociologiche, sociali ed economiche su cui da tempo hanno posto l’attenzione non pochi analisti.
Eppure, che gli italiani rischino di scomparire non sembra tra i temi che spingano politica e cultura a muoversi adeguatamente. Perché non accada le nuove nascite non possono essere solo a carico (economico, sociale, psicologico) delle madri e neppure delle singole famiglie, ma della comunità: ogni figlio è un cittadino in progress sul cui benessere e sulla cui formazione l’investimento pubblico deve essere massimo.
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