Da La Repubblica di oggi |
Uno. Il ddl Zan è, come molte nostre leggi ahimè, un po' pasticciato a partire, ma non solo, dalla faccenda del gender, su cui si sono mosse fin dall’inizio le femministe storiche, incredibilmente ignorate dal Pd.
Due. Considero sbagliato l’intervento del Vaticano. È possibile che, adesso, si arrivi, in Parlamento, ad una norma più equilibrata. Sarà, nel caso, un buon risultato per il nostro paese. Per il Vaticano, potrebbe, invece, essere una di quelle battaglie vinte che accelerano la sconfitta della guerra. L’intervento diplomatico è stato il segno di chi getta in campo il suo “potere”, denunciando la sua “debolezza”: la difficoltà della Chiesa a proporre, nel dibattito culturale, le proprie ragioni, ovvero la sempre più accentuata marginalità. Lo stesso intervento ha fatto riemergere, nel paese, un tasso di anticlericalismo diffuso, frutto, anche, di pregiudizi, ignoranza ecc. Esempio: tanti a scrivere, ieri, sui social, contro il Concordato: e non uno che abbia rilevato che, a volerlo in Costituzione, è stato anche un signore che si chiamava Togliatti, che il senso del confronto con la realtà lo possedeva.
Tre. “Senza voler entrare nel merito della questione della legge Zan devo però precisare che il nostro è uno Stato laico e non confessionale quindi il Parlamento è libero di discutere e legiferare. Il nostro ordinamento contiene tutte le garanzie per assicurare che le leggi rispettino i principi costituzionali e gli impegni internazionali tra cui il Concordato con la Chiesa, vi sono controlli preventivi nelle competenti commissioni Parlamentari e poi ci sono i controlli successivi della Corte Costituzionale. La laicità non è indifferenza dello Stato rispetto al fenomeno religioso ma tutela del pluralismo e delle diversità culturali”. La risposta, in Parlamento, di Mario Draghi - in cui si avverte anche la saggezza di Mattarella (e, perché no?, anche quella di Napolitano visto ieri dal premier) - è perfetta: una lezione di stile istituzionale.
Quattro. Del Concordato in atto, cambierei subito una norma. Sono, da sempre, per l’eliminazione dell’ora di religione cattolica, e relativi insegnanti scelti dalle curie e pagati dallo Stato e per la sua sostituzione con Storia delle religioni, con docenti adeguatamente preparati, uno sguardo ampio alle diverse fedi e uno spazio alla religione cattolica adeguato all’importanza che ha (avuto) nella nostra storia: un’opportunità per i giovani di capire un po’ di più il complesso mondo in cui viviamo, la realtà da dove veniamo, il senso profondo della nostra tradizione culturale, della nostra grande letteratura, da Dante a Manzoni,
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