Mi ha
chiamato una giornalista per sapere il mio parere su quanto detto dal candidato
sindaco di Napoli Maresca sull’eliminazione del carcere di Nisida a favore
della vocazione turistica del luogo. Le
ho detto di no. È davvero un tema troppo vecchio (quando sono andata a
insegnare a Nisida più di uno mi aveva avvertito: “Ma la stanno per chiudere” e
sono passati quasi quarant’anni: sembra un po’ la storia minore del ponte
di Messina sempre pronto a nascere e, ancora, mai visto). E non è argomento
elettorale: Nisida è territorio demaniale, non è cosa di diatribe locali.
Comunque, sono d’accordo: a Nisida il carcere andrebbe chiuso. A tre condizioni sine qua non.
La prima ed essenziale è che non ci dovrebbero più essere ragazzi da mandare in carcere. Napoli e il suo hinterland dovrebbero prendersi cura seriamente dei propri ragazzi, di tutti i ragazzi, soprattutto di quelli che da “invisibili” alle istituzioni maturano solitudini ed esperienze che li “destinano” a diventare “ristretti” in carcere. Tuttora, questi ragazzi trovano in un luogo di eccezionale bellezza e di attività di eccellenza come Nisida – quasi un tentativo di risarcimento sociale nei loro confronti – lo spazio-tempo della propria ri-costruzione personale. Quando la cura verso l’infanzia napoletana (sperabilmente presto) farà sì che non ci sia più nessuno da mandare nel carcere minorile e i pochi casi rimanenti di devianza (realisticamente, qualche problema resterà sempre) potranno essere gestiti dalle strutture territoriali (servizi sociali e quant’altro), sarà sensato che il carcere di Nisida chiuda.
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