Inframmezzati da un (bel) romanzo di McEwan, Sabato, ho (casualmente) letto (di
seguito) tre testi forti: molto
diversi, ma uniti tra loro da una tematica in qualche modo cristiana.
Il primo è stato Casa conclusione della trilogia di
Marylinne Robinson, di cui avevo già apprezzato il secondo volume, Lila (il primo, al momento, è fuori
commercio): quasi una rinnovata parabola
del figliol prodigo che non
riesce a diventare parabola del padre
misericordioso. Un tema particolarmente forte quello del perdono degli altri e di se stessi che,
pur dato e/o concesso in perfetta buona fede, non riesce a superare il campo
del mentale, senza diventare un’effettiva
nuova possibilità di vita.
Il secondo è stato Il Natale del 1833 di Mario Pomilio, un’indagine
nell’animo del Manzoni, colpito dalla morte dell’adorata moglie, Enrichetta sviluppata
attraverso il carteggio (inventato) tra Giulia Beccaria a Mary Clarke. Un testo
vertiginoso, ovvero un libro che fa
entrare nella vertigine del dramma del dolore, dell’innocente alle cui
preghiere Dio risponde col silenzio.
Il terzo, su invito di un
amico, è stato Ponzio Pilato: Un enigma
tra storia e memoria di Aldo Schiavone, una ricostruzione storica del “processo
a Gesù”, che si sofferma soprattutto su quanto di non detto passa tra il
procuratore romano e Colui che, non facendo nulla per salvarsi dalla morte che
pure aborre, darà vita a una nuova religione incidendo profondamente negli
ultimi due secoli di storia europea.
Su Ponzio Pilato, anzi su
sua moglie, consiglierei anche la lettura di La moglie del procuratore di Elena Bono.
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