«La rimonta della Calabria
dipende anzitutto dai calabresi, così come per ciascuna delle Regioni
meridionali. (…) La presenza della ‘ndrangheta
in questo territorio e la sua minacciosa pressione sulla vita pubblica sono
evidenziate dalla cronaca – non ultime le intimidazioni rivolte contro
rappresentanti delle istituzioni a vari livelli, le minacce agli esponenti
della stampa libera – e prima ancora sono percepite nelle comunità a cui viene
impedita la libera e piena crescita economica e sociale. Al tempo stesso però
vediamo sane reazioni al peso della malavita e del malaffare. Registriamo
coraggiose ribellioni. Che a loro volta alimentano il coraggio e la fiducia dei
giovani.»
Dal discorso del
presidente Mattarella in visita in Calabria il 29/1/2016*
Ci stanno luoghi dove un
qualsiasi onesto – mettiamo, un piccolo pensionato del pubblico impiego, che,
alzatosi di buon mattino, ad una radio locale sente che, nella notte, non
lontano da casa sua, c’è stata una retata, con relativa lista di nomi di
fermati (ma potrebbe essere, nelle stesse circostanze, una maestra o, che so,
un ferroviere) – non ha motivi di stupirsi.
Non che abbia mai avuto
una prova in questo senso, ma l’esperienza dell’età, quel non so che intorbida
la purezza dell’aria che si respira, l’intuito lungamente esercitato alla
scuola dei segreti mormorii e dei silenzi ombrosi dei compaesani: tutto conferma
al chiunque onesto – continuamente; figuriamoci poi, con una notizia così – che
una rete malevola imprigiona il suo piccolo mondo.
Una rete che, se diventa
tagliola per chi è sottoposto a estorsioni o minacce e ghigliottina per chi
vorrebbe, ma è impedito, creare economia pulita e vivere in una società… viva,
colpisce anche lui, che, non potendo/sapendo fare del bene, (del resto: è un
chiunque-onesto, non un chiunque-eroe, per quanto piccolo), almeno vorrebbe restare ben
lontano dal male.
E se il velo si alza e la
rete rivela facce precise, il nostro chiunque onesto ne resta, nonostante
tutto, sgomento. Rimastica allibito stupore di fronte all’evidenza del male,
pur tante volte intuito o addirittura previsto. Magari, si sente cadere addosso una disturbante
caligine. Scuote la testa, sospira e commenta, in dialetto, con le varianti d'una frase antica: “I debiti si pagano e
i peccati si piangono”.
Non che il nostro
chiunque onesto sia davvero certo che sia ancora possibile salvare la terra che
sente soffrire dentro di sé come fosse la sua stessa carne. Ma ha sottesa,
affondata nel profondo, una scia di d'attesa, che vorrebbe poter chiamare: speranza.
Il testo integrale del
discorso del Presidente si può leggere su: http://www.zoomsud.it/index.php/politica/87801-mattarella-ai-calabresi-il-discorso-del-presidente.html
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