Eppure/ di
questi giorni/ non ricorderemo/che i mandorli in fiore.
Le parole non erano precisamente
queste, ma il concetto sì.
Era il gennaio del 1971 – la rivolta
di Reggio, con la conseguente chiusura delle scuole mi lasciò molte ore libere
per camminare in una campagna già primaverile – e mi chiedevo quale scarto ci
fosse tra il pensiero, teso a cogliere il senso della storia collettiva e l’emozione,
che, pur partecipe della vicenda collettiva, si stupiva di piccole cose.
Non dubitavo neppure allora dell’incidenza
enorme della storia collettiva su quella personale (tra parentesi: sono tuttora
convinta che quello fu un momento decisivo del successivo mancato sviluppo di
Reggio e della Calabria), ma in qualche modo mi meravigliavo che, nonostante la
forza degli eventi sociali (e storici?) in cui eravamo immersi, m’incantassi di
fronte ai mandorli pur tante volte già visti in fiore.
Così, anche oggi, il pensiero segue
i grandi problemi del mondo (e quelli più vicini a me, alla mia vita) ma l’emozione,
in questo gennaio improvvisamente gelido, si raccoglie in piccole cose calde:
una tazza d’acqua bollente, un piatto fumante, una sciarpa che fa due giri
intorno al collo, un plaid sulle gambe mentre scrivo.
Nessun commento:
Posta un commento