martedì 19 gennaio 2016

Piccole cose calde








Eppure/ di questi giorni/ non ricorderemo/che i mandorli in fiore.

Le parole non erano precisamente queste, ma il concetto sì.

Era il gennaio del 1971 – la rivolta di Reggio, con la conseguente chiusura delle scuole mi lasciò molte ore libere per camminare in una campagna già primaverile – e mi chiedevo quale scarto ci fosse tra il pensiero, teso a cogliere il senso della storia collettiva e l’emozione, che, pur partecipe della vicenda collettiva, si stupiva di piccole cose.

Non dubitavo neppure allora dell’incidenza enorme della storia collettiva su quella personale (tra parentesi: sono tuttora convinta che quello fu un momento decisivo del successivo mancato sviluppo di Reggio e della Calabria), ma in qualche modo mi meravigliavo che, nonostante la forza degli eventi sociali (e storici?) in cui eravamo immersi, m’incantassi di fronte ai mandorli pur tante volte già visti in fiore.

Così, anche oggi, il pensiero segue i grandi problemi del mondo (e quelli più vicini a me, alla mia vita) ma l’emozione, in questo gennaio improvvisamente gelido, si raccoglie in piccole cose calde: una tazza d’acqua bollente, un piatto fumante, una sciarpa che fa due giri intorno al collo, un plaid sulle gambe mentre scrivo.

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