Alcuni anni fa – non ricordo più quanti – andai a sentire un incontro, promosso da un gruppo di destra, con l’unico obiettivo di sentire Eugenia Roccella. Vergognandomi parecchio d’essere lì e rintanandomi in un angolo sotto un muro, per tentare di non entrare in nessuna foto fatta per l’occasione. Resistendo, però, fino alla fine perché, appunto, la mia voglia di sentirla parlare era molto alta. Quando concluse il suo intervento, l’avvicinai e le chiesi come facesse a “mescolarsi” con i personaggi che erano con lei sul palco: persone di cui nulla sapevo, ma che, chiaramente, erano di destra: più di destra estrema che di destra moderata. Lei rispose che non si poteva – ormai e purtroppo – che stare a destra visto che la sinistra, su certi temi, era del tutto sorda. I temi erano quelli che, nel tempo, sarebbero diventati l’appoggio all’utero in affitto e la piegatura del “gender” contro le donne.
Io non mi ritengo una persona di destra e, dell’attuale governo, temo molto la scarsa cultura, le approssimazioni, le incapacità di gestione che, molto probabilmente, ci faranno andare a sbattere sul PNNR. Ma, su molte idee riguardanti le donne e la maternità – compreso il “purtroppo” della ministra Roccella riferito al “diritto” all’aborto – sto molto più vicina a lei che ad alcune esponenti della sinistra. Anzi, ritengo che, su questi temi, una parte della sinistra tenda a scivolare “fuori” dall’umana realtà: porti non ad un accrescimento, ma un depauperamento dell’umano, che andrebbe, invece, salvaguardato, difeso, sostenuto.
Detto questo – col dispiacere di non essere mai stata al Salone del Libro, che ho sempre seguito da lontano con attenzione – non mi pare ci possano essere dubbi sul fatto che Nicola Lagioia ne abbia fatto un evento grande, che grande, si spera, continuerà ad essere.
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