lunedì 8 maggio 2023

Michela Murgia e la fede in Gesù

 


Non condivido molte delle posizioni di Michela Murgia, ma mi piace, dopo la sua intervista di qualche giorno fa in cui annuncia di essere prossima alla morte, renderle omaggio per aver sempre rivendicato la sua fede religiosa (ancorché non certo canonica, non tanto teoreticamente quanto per prese di posizioni etiche e scelte personali).

Questo è il passaggio finale di God Save The Queer, qui ripreso con gli accenti sbagliati (D’Orrico ha scritto un trafiletto da applausi sugli accenti maltrattati da Einaudi sulla Lettura di domenica 7) e le ‘schwa’ per me irritanti.

C’è però un destinatario occulto in queste pagine, che occulto vorrei non rimanesse: è l’intellettuale italianə credente. Ne esistono molt3 piú di quanto si pensi, soprattutto tra chi scrive per mestiere, ma la loro timidezza nel rendere argomento la propria vita spirituale cela la certezza che la fede sia un fatto cosí intimo da essere indicibile e che dichiararla sia una forma di pornografia, di sicuro un gesto professionalmente poco prestigioso. Sono persone che vivono spiritualità variegate, conflittuali o pacificate, dissonanti o aderenti alla vita ecclesiale, ma nella maggioranza dei casi sono unite dallo stesso rapporto con il pregiudizio altrui, quello dell’ateo che ha studiato Lettere e che tra le righe assegna alle persone di fede uno statuto di minorità intellettuale. Il cristianesimo – infantilizzato per decenni come fede di bambini e donne, l’ottusa dottrina del dogma che sospende la ragione, e la religiosità delle processioni e dei miracoli folkloristici – suscita ironia e spesso persino disprezzo tra i letterati e le letterate. Sospinti al nascondimento dal timore dello scherno e della sottovalutazione, gli scrittori e le scrittrici che credono in Gesú proteggono il piú delle volte la loro appartenenza, vivendola come un fatto privato e rinunciando a innervarne la scrittura, se non in rari casi che brillano per solitudine. Io non mi scuso di essere credente e mi rifiuto di pensare che questo mi obblighi a dimostrare di continuo la credibilità della mia capacità intellettuale. Sono pronta a dare ragione della mia fede e oggi, in questa fase della vita, sono pronta anche a dire che quella ragione è la stessa che negli anni mi ha resa femminista e mi ha aperto lo sguardo verso altri modi possibili di essere immagine di Dio.

 

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