I capelli bianchi e le spalle leggermente curve, il maestro comincia con l’accarezzare i tasti – ha mani bianche e affusolate – con la devozione di un amore totale. Sul piano ci deve essere qualche residuo di polvere, che il maestro ripulisce sui pantaloni, da cui si intravvedono caviglie magre. Non porta occhiali e suona, con la testa quasi sul pianoforte, senza spartito. E, quando il pianoforte tace, la sua mano accompagna, con morbide evoluzioni nell’aria, il direttore e l’orchestra tutta.
Non sono un’esperta – da piccola ho studiato piano con pessime insegnanti da cui nulla ho appreso – e neppure un’appassionata. Ma ho assistito a molti concerti, più di uno di maestri famosi. E, qualche volta, il miracolo si è compiuto: la musica mi è entrata nell’anima, con la gratitudine di poter essere parte di qualcosa di così alto, di così profondo.
Stasera è così. A conferma che Mozart è prova certa dell’esistenza di Dio, ma anche Šostakovič.
Per il concerto della Nuova Scarlatti dell’1 novembre 2021, con Bruno Canino, direttore dell’orchestra Marco Attura
Nessun commento:
Posta un commento