È a luglio e agosto che, Maria, ha cominciato a preparare Natale. Quand’era piccola, non c’era neppure bisogno di mettere da parte, per i petrali, un po’ delle mandorle e dei fichi raccolti: a dicembre ce ne sarebbero stati ancora tantissimi. Da anni, le mandorle e fichi autoprodotti non bastano. E, quindi, deve vedere chi ne ha, nella zona, raccolti abbastanza e di che qualità: e comprare le une e gli altri. E, a tempo debito, deve schiacciare le mandorle, nettarle di fino, metterle in una bella boccia di vetro in attesa dell’uso. Quando ai fichi, si è premurata, in estate, di trasformare in marmellata i pochi che le piante di casa hanno regalato: così da aggiungere il profumo familiare ai fichi comprati. E anche il vino cotto si è premurata di fare, a inizio settembre, quando le prime piogge hanno finalmente dato linfa alla poca uva, che il caldo torrido aveva rinsecchito sulle viti, riducendo il succo ottenuto macinando i grappoli a un terzo. Il resto, le noci, l’uva passa, il cacao, l’ha acquistato solo da qualche giorno. Ma quei tre elementi – i fichi, le mandorle e il vino cotto – erano pronti da tempo. E vuole che vengano, se non è possibile dal suo piccolo podere, almeno dal suo paese. Perché Natale, per lei, è la festa dell’infanzia del cuore e l’infanzia non è distinguibile dagli odori e dai sapori del proprio paese.
Per iniziare a tagliuzzare i fichi e metterli a macerare nel vino cotto, Maria aspetterà l’8 dicembre. Ma, per il presepe, non ha atteso la data canonica. Ha tirato fuori i suoi pastori e ne ha preparati tre: in cucina, una natività piccolissima; nel soggiorno, quello più artistico; sulla sua scrivania una capanna con la sacra famiglia.
L’ha fatto quando ha letto delle linee guida pensate, dalla commissaria europea di parità, per la comunicazione interna in occasione del Natale, nome da evitare per non offendere (chi? Boh), insieme a nomi troppo cristiani, come Maria (peraltro caro sia agli ebrei che ai musulmani) e Giovanni. Lei e suo marito, banditi insieme. Una perla della serie “di buoni propositi sono lastricate le strade dell’inferno”.
Aveva pensato di scrivere sui social qualcosa sull’assurdità di considerare rispetto per gli altri la castrazione della propria identità culturale – che facciamo gettiamo a mare Dante, Manzoni, Giotto, Michelangelo, giusto per parlare solo di qualche italiano? – oppure qualcosa sull’altra assurdità, ovvero che la sinistra lasci alla destra certe battaglie che la destra riesce a trasformare in qualcosa di fastidioso, quando la sinistra dovrebbe gestirle come mera difesa della logica.
Ma non aveva nessuna voglia di infilarsi in una polemica che, a condurla seriamente, sarebbe stata impegnativa (pensare che la modernità passa dall’oscurare il termine Natale segue la stessa linea del pensare che un figlio abbia un genitore 1 e un genitore 2 : è chi è l’1 e chi il 2?). Aveva, perciò, deciso che era meglio occupare il suo tempo, riempendo la casa di presepi e cominciando a pensare ai petrali.
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