Perciò vi dico: per la vostra vita non
affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo,
di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più
del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né
ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre…
Il prete leggeva il Vangelo di Matteo con
tono lievemente stridente. Nero di pelle, da chissà quale parte dell’Africa
veniva e qual era la sua lingua materna. In piedi, la trentina di persone che
partecipavano alla prima messa, sembravano ascoltare con attenzione.
Anna li conosceva di vista, non sapeva il
nome di nessuno, neppure quello del prete. Dopo aver peregrinato per varie
chiese, sempre seguendo un sacerdote che, all’omelia, le facesse battere il
cuore, da qualche anno s’era fermata lì per due motivi. Il primo, che,
nonostante non fosse vicinissima, la poteva raggiungere a piedi. Il secondo,
che, nel piazzale antistante la chiesa, ogni domenica c’era il mercatino degli
agricoltori. Ne frequentava alcuni e le faceva piacere non solo comprare
verdura, pane e formaggi che le sembravano avere un odore di verità ma anche
semplicemente rivedere le loro facce pulite.
All’omelia si perse nei suoi pensieri, come
le capitava sempre. E, come ogni volta, cercò nella ripetizione di qualche
giaculatoria di riportare la mente al silenzio del sacro. Pensava, nello stesso
tempo, a più cose. E tutti i pensieri diversi erano inframmezzati da una serie
di liste: la lista delle verdure da comprare, la lista di quello che già era in
frigorifero, la lista di tutta la cucina settimanale, pranzo e cena, varianti
incluse.
Il prete continuava a parlare. Anna avvertì come
lo scatto di una lampadina e le fu chiaro che il pensiero del cibo era tra
quelli che accompagnavano tutte le sue giornate.
Anna mangiava pochi cibi e in piccole quantità.
Ma cucinava molto per il resto della famiglia: in dosi molto più sostenute del
necessario e cercando di accontentare i gusti di tutti. Aveva, da giovane,
dedicato tempo ed energia per preparare cene affollate che erano state banchi
di prova delle sue capacità senza diventare mai la tranquilla convivialità
degli amici e aveva poi limitato al massimo gli inviti, per evitarsi il peso di
un giudizio su di lei, le sue scarse doti di casalinga, la sua cucina
volenterosa e imperfetta.
Respirò. Provò a ripetere una preghiera. Ma la mente
tornava a scavare nell’analisi del suo rapporto col cibo. Le capitava di
scambiare qualche ricetta, ma di cucina parlava il meno possibile. Raramente chiedeva
commenti ad un suo menù. Se marito o figli esprimevano una critica si sentiva
in colpa, come avesse mancato al dovere fondamentale di nutrice; se
manifestavano un apprezzamento si emozionava come per una menzione d’onore
ricevuta al lavoro.
Il prete, finita la pausa di silenzio dopo l’omelia,
stava già recitando il Credo.
Anna si alzò in ritardo, stordita dal groviglio
dei suoi pensieri, dalla necessità di trovarne un capo.
Si chiese se sarebbe riuscita arrivare, alla fine della vita, libera. Almeno un po'
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