Raccolgo
conchiglie sotto una pioggia leggera, in questo Venerdì di Passione che coincide,
quest’anno (come nella Divina Commedia), con l’Annunciazione. Festa ormai
abbastanza trascurata, ma sentita, un tempo come la più grande. Come si diceva
in Calabria fino alla generazione dei miei nonni, il 25 marzo mancu i ‘celli fannu fuleia, (neppure
gli uccelli fanno nido), giacché la natura tutta è sospesa nello stupore del
Verbo che si incarna.
In fondo,
queste due circostanze, considerate in maniera inversa, prima la nascita poi la
morte, riguardano ogni uomo: l’annuncio di una nuova gravidanza coincide, di
fatto, con la certezza che un nuovo essere, prima o poi, morirà.
Ma l’Uomo
dei Dolori, che ha vissuto, nel Getsemani, l’infinita, perdurante agonia del
mondo, è risorto.
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