Settembre si apre, da decenni, su una doppia
emozione. Quella del lasciare la
Calabria (ma chi la lascia mai?) e
quella di ritrovare il proprio lavoro (e, anche quello, chi lo lascia mai?)
Alla prima è dedicato questo post, pubblicato su
Zoomsud con il titolo Il primo settembre
d’una calabrese errante: http://www.zoomsud.it/index.php/cultura/83769-il-primo-settembre-d-una-calabrese-errante.html
Sulla seconda, tornerò presto.
Ti affacci sull’ultima alba delle vacanze.
Il mare d’acquarello, la luna, enorme, che
discorre con l’Etna, le loro parole che increspano l’acqua di un lieve
tremolio.
Un senso di struggimento ti annebbia lo sguardo e
ti buca lo stomaco; senti squagliarsi le giunture.
Quand’eri piccola, non capivi che volesse mai
dire: “Partire è un po’ morire”. Ora lo sai. Ogni anno di più.
Certo, lasci una casa per un’altra casa, torni ad
un lavoro che ti appassiona, la tua vita, nei limiti (enormi) della precarietà
dell’umano destino, ha reti di sicurezze.
Ma il dover andare, non poter permanere dove i
tuoi piedi sarebbero pronti ad affondare nel terreno, lasciandovi crescere
fitte radici è il peso che, sai, ti porterai addosso per tutto il resto
dell’anno (l’anno vero, inizia il primo settembre, non il primo gennaio).
Non scappi da guerre, né dalla mancanza di cibo,
non sarai ammassata in barconi o tir. Ma, in forme certo attutite (e, pure, con
la consapevolezza che l’essere andata via ti ha enormemente arricchito, ti ha
fatto, forse, prendere il posto che dovevi nella vita), resti anche tu, come i
tuoi nonni (andati clandestini in America), un’emigrata.
Una calabrese errante, come migliaia e migliaia
nella storia.
Su Zoomsud è stata pubblicata anche la mia
recensione al libro di Felice Delfino, La
presenza ebraica nella storia reggina, edito da Disoblio: http://www.zoomsud.it/index.php/cultura/83671-recensione-la-presenza-ebraica-nella-storia-reggina-di-felice-delfino.html
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