lunedì 7 settembre 2015

Il pensiero tranquillo e lo stato interessante






Cammino veloce, di prima mattina, su una stradina semideserta. 

I miei pensieri trapassano da alcune problematiche di lavoro (questo, per la scuola in carcere, è un anno di novità non semplici) al racconto d’un’amica giornalista, che – andata qualche giorno prima a intervistare una signora che ha perso più di un figlio di morte violenta – si è sentita dire d’un altro: «Di lui sto a pensiero tranquillo: quello deve stare a Nisida un po’ di anni.»

Mi distrae una macchina ferma che, appena comincia a muoversi, viene raggiunta di corsa da un signore, sbucato da chissà dove. Non è un parcheggiatore abusivo, non mi pare che questa stradina ne abbia. Il guidatore, con accanto una donna, gli porge un qualcosa. Sembra una bomboniera e, forse, lo è perché il signore, quasi inchinato e con tono cerimonioso, ripete più volte: «Auguri, auguri», per poi precisare: «Auguri doppi, signora, auguri doppi, per il matrimonio e per il vostro stato interessante

Chissà quanti anni sono che non sento più, per indicare, l’attesa di un figlio, l’espressione stato interessante.

Il termine interessante mi riaggancia ai miei pensieri. 

Forse per troppi, i ragazzi che arrivano a Nisida sono davvero interessanti solo quando/se hanno combinato guai seri tanto da riempirci qualche pagina di cronaca e magari un titolone in prima pagina. 

Mi chiedo se la libertà effettiva dei miei prossimi allievi possa passare più facilmente dal diventare così normali dal non essere quasi visti oppure dal diventare così interessanti per quanto riescono a fare in ciò che è giusto e bello da annullare ogni precedente livello di interesse nei loro confronti.

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