Stavolta, il rapporto Svimez ha
fatto un quasi miracolo: dopo un bel numero di anni, sui giornali è possibile
leggere anche riflessioni e interviste interessanti sul Mezzogiorno.
In attesa del masterplan
governativo – a proposito: non sarebbe più opportuno che il presidente del
Consiglio, non dico nei consessi internazionali, ma quando si riferisce a leggi
e piani nostri, li indicasse con
termini italiani, visto che abbiamo una bella lingua, di cui poter esser
orgogliosi? – mi permetto di indicare alcune delle urgenze più urgenti
(guardando soprattutto a questo lembo di Calabria dove le ultime propaggini del
Tirreno si mescolano alle prime dello Jonio):
-
Salvare quello che ancora si può salvare del
mare e delle coste
-
Riqualificare l’agricoltura
-
Accrescere i trasporti
-
Favorire l’industria della tecnologia avanzata
-
Migliorare la qualità della scuola.
In un’intervista pubblicata oggi
dal Corriere della Sera, il professor Trigilia dice che c’è un Sud delle
eccellenze, ma che non è in grado, da solo, di trainare lo sviluppo dell’intero
Sud. Mi sembra una considerazione interessante, che ben si lega alle
considerazioni sulla negativa incidenza che, nelle condizioni del Sud, hanno la
debolezza o la mancanza di senso di comunità, di senso dello Stato, di visione
generale, nonché la pessima prova di sé della classe dirigente locale e l’adattamento
di molte persone oneste (per ignoranza, debolezza sociale, stanchezza, sfiducia
ecc. ecc.) allo status quo.
Non so se e quanto il dibattito
sul Sud stia davvero coinvolgendo i miei compaesani, se l’argomento entra nelle
loro chiacchierate familiari, per strada, a mare. Se fossero in tanti a parlare
del Sud senza schematismi ideologici, senza commiserazioni e rivendicazioni, sarebbe
una buona cosa.
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