Anche il mare non è più lo stesso.
Ben prima che la questione
ambientale e quella climatica si imponessero come problematiche mondiali, in
questa conca di mare, tra Occhio e Pellaro, sono scomparsi i pesci. Ope, sauri,
scazzupoli, luvori, mupi, totani, siccie, nannata: non c’è più nulla.
E la spiaggia, quel poco
sottratto all’erosione del mare e all’abusivismo edilizio, mescola sabbia
finissima e morbido brecciolino con sporcizie di vario genere, cartacce, pezzi
di plastica di svariata origine, cacche di cani e cibarie d'ogni genere.
Non esistono più i canneti né le
brucare e, per fare il bagno, per via degli sbocchi a mare delle fogne, bisogna
accordassi con le correnti: se è borea; il mare è (o sembra) pulito, se è
scirocco, il mare è (vistosamente) sporco.
Un angolo di paradiso:
stropicciato, maltrattato, sciupato.
Dirlo, saperlo, è piagnisteo?
Il primo nemico del Sud è la
mancanza di una chiara, forte, strategia nazionale di sviluppo. Ma è un nemico
a pari merito (demerito) la classe
dirigente locale: insipiente, quando non collusa col malaffare e/o con la difesa
solo del proprio tornaconto.
Chi resiste, chi salva, mantiene,
accresce bellezza in queste condizioni (e ce ne sono) è un piccolo, grande, eroe civile.
Non ci sono più le (tante) conchiglie di
una volta.
Eppure, ogni mattina le vado a
cercare.
Nulla, come il mormorio quieto
del mare all’alba somiglia al silenzio assoluto: perfetto.
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