sabato 5 febbraio 2022

Quasi primavera

 


Nell’aria c’è un serpeggiare di primavera, la prima che sembra davvero un possibile nuovo inizio, dopo le ultime due fagocitate dall’epidemia. Sono stati due anni pesanti in cui, anche chi ha avuto la fortuna non solo di essere sopravvissuto, ma anche di non essere stato toccato né sul piano sanitario né su quello economico ha subito molte ferite: la restrizione delle relazioni, la modificazione, talvolta traumatica, di abitudini di vita, l’accentuarsi della solitudine fino all’isolamento. Ognuno ha provato a resistere come ha potuto. Chi ha rattoppato le sue ferite, chi le ha rammendate. (Mi è piaciuta molto la distinzione, fatta da Renzo Piano, tra il rattoppo, ovvero mettere pezze e il rammendo, che è più vicino al ricamo: direi, tra la prosa balbettata-sgangherata e la poesia). E ora? Se guardo alla mia vita, mi pare di percepire che sì, magari torneranno anche abitudini del passato, ma che niente sarà davvero come prima. Perché in questo tempo così sospeso, tanta sabbia è scivolata tra le dita, tante onde hanno eroso le pietre, e tanto mare ha avvicinato o allontanato persone e prospettive.

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