Génie la matta di Inés Cagnati è un libro che spacca il cuore. Sobrio e asciutto fino alla più scarna essenzialità e ritmato da ripetizioni da sacrificio sacrale, sembra scritto di silenzio.
È la storia di un amore assoluto, quello della piccola Marìe per la madre, chiusa nel mutismo di una diuturna fatica per poter, insieme alla figlia, sopravvivere. Nello stesso tempo, è il racconto lancinante di vite ai margini. Ed è la celebrazione – eccezionale per accuratezza, precisione, realismo – dell’incredibile lavoro svolto da tantissime donne nelle campagne.
“Con la mia testimonianza volevo rendere meno assurde certe vite fatte solo di miseria”, ha detto l’autrice in un’intervista riportata in appendice al libro, pubblicato in Francia nel 1976, e proposto ora, per la prima volta in italiano, da Adelphi.
Ci è riuscita in maniera eccezionale, con un testo che ferisce e cura, che fa sentire nelle ossa la durezza di certe quotidianità e incanta, che non nasconde gli obbrobri che cadono sulle spalle dei più fragili e riempie il cuore della poesia di chi sogna isole piene di luce e di fiori.
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