venerdì 7 febbraio 2020

Adele, ragazza di periferia di Bologna. Oppure di Napoli





Forse non me ne sono accorta io, ma non credo che Da dove la vita è perfetta di Silvia Avallone, pubblicato nel 2017 abbia ricevuto l’attenzione del suo libro d’esordio, Acciaio.

È una storia ambientata a Bologna, con protagonisti una coppia (e annessa amante del marito), lei insegnante di liceo e lui architetto rampante, che non riescono ad avere un figlio e una coppia di ragazzi più un amico che vivono al Villaggio Labriola, in uno degli anonimi casermoni «672 appartamenti, 5 piani, 28 scale ciascuno.» Al centro, il tema della maternità, scritto con la passione di un’autrice da poco (in quel momento) diventata madre.

Adele, che sta con Manuel, «le labbra carnose e regolari, gli occhi così neri che non distinguevi l’iride dalla pupilla. Sarebbe potuto andare da Maria, a Uomini e Donne, a farsi corteggiare. Avrebbe potuto farne di strada, con quella bellezza malandrina. E invece, era un delinquente.»

Per Adele, padre in carcere, madre che si ammazza di fatica per sbarcare il lunario, – che «a casa, non aveva niente. Non aveva neppure un mondo a cui dire qualcosa.» – Manuel è tutto: «C’era qualcosa, conficcato nel suo corpo, che le diceva di non poterne fare a meno, che le imponeva di averne bisogno. Dove la parola “bisogno” stava a significare una mancanza totale, un’astinenza assoluta, svegliarsi la mattina e non avere un senso.»

E, così, come per gioco, si ritrova incinta: «Gli aveva consegnato tutto: la propria storia, i propri sentimenti, la verginità in terza media. Adesso toccava a lui, pensò Adele, darle qualcosa di… non le veniva la parola… irreparabile. E che certo oggi non poteva accadere, perché dovevano ancora passare anni. Però le piaceva baciarlo e tenergli i capelli come se stesse accadendo.»

Una vicenda che, se fosse ambientata a Napoli, avrebbe uno sviluppo e toni diversi. Eppure, Adele, in controluce, mi sembra restituire il volto (per lo più ignorato da chi narra i ragazzi di vita napoletani) delle sue compagne che, giovanissime, hanno già figli con i ragazzi di Nisida.

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