martedì 18 febbraio 2020

Lettere dal carcere







Ricevo, di tanto in tanto, lettere dal carcere. Le uniche, pare, che ormai arrivino.

In un’epoca in cui scrivere lettere a mano, affrancarle, imbucarle sono gesti desueti – come si dice ai ragazzi: allora si usavano le candele, si dirà: allora si scrivevano lettere: come di oggetti che contraddistinguevano altre epoche – la comunicazione dalle e verso le carceri mantiene il ritmo lento delle Poste, lo svelamento emozionale dei segni grafici più o meno marcati, più o meno ordinati, quella sottile scia di vento che supera le barriere, il non detto chiaro come luna che illumina cieli scuri.

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