lunedì 14 dicembre 2015

La melodia di Vienna e gli altri libri del 2015








Le classifiche dei “libri dell’anno” valgono, come tante altre classifiche, … quello che valgono. Poco, insomma. Non solo perché, talvolta, c’è una differenza non marginale tra i libri che consideriamo oggettivamente importanti e quelli che ci sono effettivamente piaciuti, ma anche (e non è l’unico ma anche) il nostro rapporto con un libro è determinato dal momento in cui l’abbiamo letto (e così libri che ci hanno respinto in una fase, magari, ci piacciono in una fase diversa).

Ciò premesso, questi sono i dieci libri che mi sono piaciuti di più quest’anno (ovvero che ho letto, quest’anno, che siano stati pubblicati nel 2015 oppure in anni precedenti). 

Escludendo tutti quelli che ho letto per “dovere professionale” (e, tra questi, gli ultimi pubblicati degli autori che partecipano al Laboratorio di Scrittura di Nisida e quelli di autori e/o argomento calabrese che intendevo recensire per Zoomsud), ne ho letti, da gennaio ad ora, una settantina. Alcuni non li ho finiti perché, con l’età, ho guadagnato la libertà di mollare i testi che non mi dicono molto. La percentuale di quelli che mi sono piaciuti (10 su 70) non so se sia alta o meno. 

Comunque, la mia lista è questa (in ordine inverso al momento in cui l’ho letto):

La melodia di Vienna di Ernest Lothar
Volevo uccidere l’albero di Natale di Ketty D’Amico
Anna di Niccolò Ammaniti
I garbati maneggi delle signorine Devoto
Io, Partenope di Sebastiano Vassalli
La chimera di Sebastiano Vassalli
I fratelli Burgess di Elizabeth Strout
Il Regno:di Emmanuel Carrère
La fortezza di Jennifer Egan
Sottomissione: Michel Houellebecq

Penso che il vero libro dell’anno sia proprio, per l’argomento che tratta, Sottomissione, ma che il più forte sia Il Regno. Mi ha dato molta emozione l’ultimo, in ordine di tempo, che mi è piaciuto. La melodia di Vienna è un grande affresco dell’Austria dalla fine dell’Ottocento all’avvento del nazismo. Più bello nelle prime parti, più scopertamente ideologico nell’ultima, restituisce quel mondo che, ormai finito, resta nelle vibrazioni profonde dell’Europa (e che trova un’eco, anche se questo niente c’entra col libro, nel Concerto di Capodanno di Vienna).

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