Le strade di Napoli stanno diventando tutte azzurre |
Stamattina ho preso un pullman guidato da una donna. Capelli nerissimi, occhi neri sottolineati dal trucco, mani curate. Una bella, giovane donna. Che ha sempre parlato al telefono col vivavoce, raccontando un’altra telefonata, che le aveva cambiato la vita.
“Lei è in graduatoria, molti hanno rinunciato?”
“Di che stiamo parlando?”
“Del concorso dell’ANM”.
“Se è uno scherzo, è di pessimo gusto…”
“Ma quale scherzo.”
“Lei sarebbe disponibile?”
“Quando devo venire? Sono pronta subito.”
“Ma non avrà vacanze in estate…”
“Le farò un’altra volta.”
La passione di sempre della nostra autista sarebbe stata lavorare per la ANM, aveva fatto il concorso senza sperarci troppo (insieme a tanti altri, immagino) e se n’era pure dimenticata. Per essere certa di non stare sognando, ad un certo punto della telefonata che le aveva fatto battere il cuore a dismisura aveva messo il vivavoce perché la sorella sentisse e dicesse di aver capito quello che lei stessa aveva capito: che non solo aveva trovato lavoro, ma, addirittura, il lavoro che aveva sempre sognato. Per due giorni aveva saltellato di gioia per casa. Ma anche stamattina la sua voce tracimava felicità.
“Non mi pesa. Certo mi stanco, la stanchezza è oggettiva. Ma non mi pesa niente, nessun turno, nessuna tratta. Era quello che volevo fare da sempre.”
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