lunedì 20 febbraio 2023

Slava Ukraïni! Gloria agli eroi

 


Fin dai tempi (molto lontani) della scuola media ho vissuto, e sofferto (e, magari, talvolta anche gioito) molti eventi definibili “storici”, italiani e mondiali, anche come “fatto personale”. Ma, forse, mai con l’intensità con cui, dal 24 febbraio 2022 sto vivendo la strenua resistenza ucraina contro l’aggressione russa. Nelle prime ore, ho pianto rivivendo il trauma già vissuto con i carri armati sovietici sfilanti per le vie di Praga e immaginando che, in poche ore, la Russia avrebbe fatto strame dell’Ucraina. Ma sono bastate, appunto, poche ore per capire che Zelensky e il suo popolo non si sarebbero arresi e che la loro, ammirevole, resistenza andava sostenuta da tutta l’Europa senza se e senza ma. Cresciuta nei valori della Costituzione fondata sulla Resistenza, non ho mai dubitato che all’Ucraina andassero –e vadano – date tutte le armi necessarie. Ho sempre pensato che, questo è un momento di non ritorno per l’Europa: la Russia deve essere sconfitta per poter riprendere la strada della pace. Questo ha significato anche una sorta di personale terremoto psicologico rispetto a principi che devono misurarsi con la cruda realtà della storia. 

Fino all’aggressione dell’Ucraina, ho sempre pensato che, dopo la seconda guerra mondiale, le guerre erano ormai “accidenti”, “deviazioni” su un comune destino di “demilitarizzazione”. Con i russi impegnati a distruggere un paese che guarda(va) ai valori importanti dell’Occidente, non ho più dubitato che la “difesa” – e parlo di “difesa armata” – vada seriamente organizzata: insomma, che di armi ed eserciti non si possa fare a meno.

La richiesta della “pace” in maniera astratta – senza difendere le ragioni dell’aggredito – è ipocrita sostegno all’aggressore e ne è moralmente corresponsabile. Non penso ci sia alternativa a scegliere di essere  corresponsabili“ con chi difende la propria terra, le proprie case, la propria gente e la propria scelta della libertà.

Slava Ukraïni! Gloria agli eroi.

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